Non potevamo perderci il concerto di uno dei rapper più interessanti della scena.
Street credibility, spirito ‘black’ e ricercatezza di linguaggio hanno reso Ghemon, pseudonimo di Gianluca Picariello, una vera e propria istituzione all’interno del rap italiano che non è entrato nel circuito mainstream e non vuole entrarci. Nonostante ciò, il parterre dell’Eremo Club di Molfetta è discretamente pieno e tra il pubblico si staglia anche la folta chioma di Caparezza, originario del luogo.
Nonostante l’euforia del pubblico per la presenza del rapper molfettese, le luci si spengono e, poco dopo l’ingresso della band, Le Forze Del Bene, Ghemon irrompe sul palco con un salto sulle note di Impossibile. E tutto comincia all’improvviso.
L’intero spettacolo, perchè definirlo “concerto” è riduttivo, è permeato di quella che in gergo viene definita “fotta”. Non è solo un’altra serata, non c’è di mezzo solo un cachet. Il rapper di Avellino, la corista e l’intero gruppo si stanno divertendo, oltre ad eseguire in maniera eccellente i pezzi. Le canzoni scorrono velocemente, con poche interruzioni.
Dopo alcuni brani perfetti, entra in gioco anche l’improvvisazione. Ghemon e la bizzarra formazione de Le Forze del Bene stravolgono i brani diMezzanotte, l’ultimo disco dell’artista, e degli album precedenti, e non parliamo solo di strumentali. Le linee vocali, già fuori dagli schemi e non certo facili in studio, raggiungono picchi inaspettati nell’intreccio tra la voce graffiante della corista e il timbro delicato di Ghemon. Non una nota fuori posto, non un errore, non una sbavatura. Non è solo una serata, è vero. Ma loro sono sul palco anche per suonare, non solo per fare vedere che si sanno divertire.
Dodici pezzi e poi la svolta. Ghemon e i degni compagni escono di scena, per rientrarvi qualche minuto dopo, con tanto di cambio d’abiti per il rapper, e tutto ricomincia più forte di prima.
Niente pogo, niente confusione, bilancio dei feriti pari a zero. Una delle rare occasioni nelle quali il pubblico è perfettamente attinente alla figura dell’artista e riesce benissimo ad inserirsi nel mood dello spettacolo, senza esagerazioni. Se anche Caparezza ha deciso di venire a vedere un concerto di Ghemon, un motivo ci sarà, no?
Niente scenografie inutili: luci, musica e chili di fotta. Parlare di un concerto di Ghemon è fin troppo difficile, soprattutto delle rare ma preziose occasioni in cui la musica si ferma.
Perchè le parti più belle sono proprio quelle nelle quali Ghemon parla e fa venire fuori il suo lato umano, più di quanto non lo faccia nei suoi pezzi, non solamente intrattenendo, ma discutendo come fosse faccia a faccia con ogni singolo fan. E ringraziando, sempre e comunque. “Perchè sono da ammirare i duri e puri che fanno musica sempre e solo per sè stessi, ma la musica non ha senso se non viene sentita da qualcuno, e quindi devo ringraziarvi.” Lo ha detto Ghemon stesso dopo una spettacolare versione di Cose Che Non Ho SaputoDire.Quella sera, invece, ha detto tuttoquanto, ed è stato bellissimo.
Di seguito, una photogallery realizzata con la preziosa collaborazione del fotografo Savio Gorgoglione.