5 motivi per cui forse ci stiamo esaltando troppo per Avengers: Infinity War

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3. La regia

Avengers: Infinity War

Anthony e Joe Russo si confermano ancora una volta tra i registi più abili ad aver preso in mano le redini del MCU, confezionando con maestria un film altamente spettacolare, adrenalinico e dal respiro epico. Ma basta così. Non si denota, in alcun frangente, un tocco personale che esuli dalle convenzioni di questo universo condiviso che sono immutate praticamente sin dalla sua nascita, e che possa qualificare il film come autoriale. Si può anzi asserire che tra le tre regie dei Russo (The Winter Soldier, Civil WarInfinity War), questa sia forse quella che riserva meno attenzione alla comprensibilità nelle scene di combattimento, dove non sempre la gestione delle coreografie va a braccetto coi tempi di reazione dello spettatore. Si arriva a fine scena con la sensazione di aver assistito a qualcosa di minuziosamente strutturato e magnificamente eseguito, ma con un risultato finale forse troppo frenetico per dar vita a delle sequenze action veramente memorabili.

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2. L’umorismo

Avengers: Infinity War

Uno degli aspetti del MCU che mette d’accordo praticamente tutti i detrattori, è la massiccia dose di umorismo presente in tutti i suoi film, che differenzia questo franchise da quello del DC Extended Universe. A loro detta, lo smorzamento dell’atmosfera seriosa di alcune scene tramite l’inserzione di gag e battute fuori luogo andrebbe a danneggiare irrimediabilmente il peso emotivo della storia; opinione condivisibile o non in base ai gusti personali. Ebbene, quest’ultimo capitolo non presenta un dosaggio dello humour che si elevi eccessivamente rispetto quanto visto nei precedenti, che possa far gridare al miracolo anche i su citati detrattori. Possiamo infatti constatare che, a fronte di alcuni momenti legittimamente spassosi, si ha la sensazione che alcune battute siano concretamente fuori posto rispetto il loro momento di collocazione o semplicemente frutto di una scrittura comica poco ispirata, e soprattutto, che ogni personaggio sia vincolato per contratto a pronunciare meccanicamente almeno una battuta in tutto il film, per poter dire “Anch’io ci sono stato e ho detto la mia”. In definitiva, non è nè un umorismo debordante, nè uno insostenibile. Semplicemente, uno standard che più standard non si può.

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