Il regista dell’inconscio David Lynch è indubbiamente uno dei più influenti, illustri e geniali cineasti, nell’attuale panorama cinematografico.
Idolatrato ma anche contestato, prima di arrivare ai suoi capolavori come i conosciuti ai più Mulholland Drive, Eraserhead e Velluto Blu, si è cimentato nella sperimentazione più pura, attraverso cortometraggi figli dell’ignoto. I suoi primissimi corti, a partire dal 1966 con l’animazione di Six Men Getting Sick, sono raccolti nel DVD The Shorts Films of David Lynch del 2002. In esso, sono presenti sei cortometraggi, diversi da loro con differenti durate, tra cui il suo quarto: The Amputee.
The Amputee, realizzato nel 1974 per l’American Film Institute, è uno sconosciuto specchio delle morbosità che avrebbero composto, poi, i capolavori del cinema.
Il cortometraggio, diviso in due versioni aventi poca differenza di durata, è interpretato da Catherine E. Coulson; colei che sedici anni dopo, sarebbe diventata l’iconica Margaret Lanterman, ovvero l’enigmatica Signora Ceppo in Twin Peaks. Il corto si apre con una breve intervista di David Lynch, che spiega la nascita di The Amputee. L’amputata mostra una donna seduta su una poltrona, intenta a scrivere una lettera, caratterizzata dal fatto che le sue gambe sono amputate.
Il corto
Intervista a David Lynch
”Eravamo nel 1973 e stavamo girando Eraserhead da circa un anno e a quel punto non avevamo soldi. Era un periodo deprimente e un giorno Fred venne a trovarmi in serata e disse che gli avevano chiesto di girare una prova per un film utilizzando due tipi diversi di nastro, bianco e nero, così che l’AFI (American Film Institute) potesse determinare quale fosse quello migliore, perché stavano per chiederne una grande quantità. Quando Fred mi disse che l’AFI stava comprando videocassette, mi fece provare tristezza e mi preoccupai che avessero potuto cambiare il nome del posto.
Così guardai Fred ed ebbi un’idea e gli chiesi: ’Fred, non importa quello che filmiamo?’ e mi rispose: ’Di cosa stai parlando?’. Dissi: ’Potrai filmare quello che vorrai due volte, una volta col primo nastro e la seconda con l’altro e fare così la prova’. Mi rispose: ’Perché’ no?’. Così dissi: ’Potrei scriverti qualcosa e preparartela per domani?’. E rispose:’Ok’.”
”Questo non è quello che ti sto dicendo. Non eri nella stanza quando Jim lo disse, io sì. E lui lo ha detto veramente. Mi disse tutto quello che andava bene tra Helen e lui e sapevo, senza aver il bisogno di dirlo, che fosse vero. Lui lo sapeva e nessun altro. Probabilmente hai pensato di saperlo, ma so che non lo sapevi. E questo mi ha reso furiosa, quando hai detto che io non sapevo nulla su Helen. Lei era la mia migliore amica. Mi ha anche detto riguardo quella volta in cui bevve del gin con te.
Così magari adesso mi crederai.
Dopo ciò, mi stancai della spiaggia. Harry bruciò tutto quello che c’era prima che ce ne andassimo dal bungalow. Mi disse che voleva bruciare tutto. Mi ha fatto male. Tutto era malsano tra noi ed era sufficiente per me. Non dissi neanche una parola sulla strada del ritorno. Quando si fermò e vedemmo Joan davanti casa di Jim, comprò delle sigarette e disse a Joan che ero un flirt. Io non sono un flirt, non lo sono mai stata. Non stavo flirtando con Jim e non ho flirtato all’epoca e non lo faccio neanche adesso.
E tu hai cominciato quella notte in cui Jim me lo disse. Tu non hai mai compreso Jim.
Dopo il modo in cui trattaste Helen, non fu strano che lei si sentì così, e tu lo sai. Sai anche che persino Paul non è più lo stesso. Non hai mai capito Jim. Tu non capisci niente in realtà, caro. Tu e Joan… ora sai cosa realmente volesse dire Paul. Ad ogni modo, dov’eri quando Paul se ne andò alle tre del mattino?”
The Amputee è un’opera misteriosa e, all’apparenza, priva di qualsivoglia senso. Ma, dietro al non-senso, si cela il senso più sensato. Il suo messaggio non è immediato, le sue allegorie poco risultano dirette, ma nel cinema di Lynch, a questo aspetto prima o poi ci si abitua.
Il quarto corto di David Lynch è un forte contrasto tra lettura e ponderazione, tra l’abituale e l’irrazionale. Intriso in esso, il marcio dietro l’apparenza, simbolo di opere future come I segreti di Twin Peaks e Velluto Blu, attraverso il bianco e il nero: la luce e il buio, la purezza e l’immoralità. La macabra attenzione per i fluidi della carne generati dal ginocchio sinistro della povera martoriata, percorre quasi linee cronenerberghiane.
Alla protagonista di The Amputee sembra quasi non rimanere niente nella vita. Bloccata in un carcere mentale e fisico che non le permette di vivere, può solo sfogare il proprio malessere sul destinatario della lettera, oggetto liberatorio ma anche accusatorio. La donna imputa colpe a qualcuno di cui non pronuncia il nome.
Qualcuno che potrebbe essere chiaramente anche lei stessa.
La lettera è, in questo caso, il modo in cui la donna cerca di espiare i propri peccati, commessi verso le persone che più le erano vicine.
Una liberazione che arriva come le endorfine, in grado di lenire il dolore fisico provato durante la sbadata medicazione dell’infermiere, che termina con la fuoriuscita ininterrotta di liquidi. Ma l’espiazione potrebbe anche essere proposta dalla donna verso atti compiuti da un reale destinatario, probabilmente colui che è colpevole della mutilazione subita.
In entrambi i casi, la medicazione delle ferite è visibile come la rappresentazione fisica dell’atto di curare le ferite interne, quelle che tormentano l’animo della misteriosa protagonista. L’amputata è medicata da un infermiere, che la guarisce dal male corporeo.
La fuga di fluidi, inaspettata e vasta, è il peso ormai tolto dallo spirito in pena, che abbandona il corpo e, così, l’anima. E’ per questo che la donna non sente nulla e quasi non si accorge del pasticcio che macchia il suo corpo: perché una volta che la mente è libera, anche il corpo lo è.