Nuova Napoli è il lavoro sophomore dei Nu Guinea: un piccolo gioiellino che fonde passato e presente, elettronica e fusion.
Da circa una manciata di anni la cultura napoletana, in tutte le sue sfaccettature emozionali, sta attraversando un periodo d’oro con tutte le sue straordinarie bellezze e contraddizioni sta monopolizzando l’interesse nazionale.
Da Gomorra, a L’arte della felicità, a Gatta Cenerentola, ad Ammore e Malavita passando per Sorrentino, il genio napoletano sta sbaragliando la critica cinematografica in scioltezza. Passando ovviamente per la musica con gli straordinari Fitness Forever.
Fino al fenomeno, che ha stravolto il sottobosco indie, ma non solo, LIBERATO, in modo talmente impetuoso da ritagliarsi un posto negli show più importanti d’Europa dal Club to Club al Sonar.
Stiamo assistendo ad un ritorno alla gloria del passato musicale napoletano iniziato negli eighties con Palepoli degli Osanna continuato con i Napoli Centrale di Senese ed elevato al suo apice con la Tammurriata Blues di Pino Daniele. Figli di una città che più di tutte ha saputo incanalare le influenze atlantiche arricchendole con un’impronta così identitaria e riconoscibile da essere diventata un marchio di fabbrica internazionale il Neapolitan Power.
Nuova Napoli in questo senso, già dal titolo, riprende e incardina questa riscoperta a 360° del vivere e sentire napoletano.
Il progetto nasce dalle menti brillanti di due ragazzi napoletani trapiantati a Berlino, talmente legati alla propria terra da non averne mai rinnegato le origini. Massimo Di Lena e Lucio Aquilina al secolo Nu Guinea.
La prova è magistrale ed allo stesso tempo folgorante. I Nostri si attorniano di un ensemble veramente clamoroso di artisti e li dirigono, senza strafare, in un disco passionale, ricercato, spensierato, che sprizza gioia in ogni sua singola nota e intonazione.
Lo scheletro jazz-funk di Nuova Napoli rinvigorito da groove adrenalinico e boogie muscolare incontra il cantato prettamente in napoletano verace di Fabiana Martone condendo l’intera opera felix di un surplus emotivo davvero incredibile.
Esemplificato in Je Vuless, dal ritornello incalzante che ti si ficca nelle sinapsi (per almeno un paio di mesi prima di fare spazio a qualunque altra cosa). Le percussioni di Adam Pawel ed il basso elettrico di Roberto Badoglio in Disco Sole fanno tabula rasa di tristezza e negatività in favore di una bolgia edonistica.
La regia di Di Lena e Aquilina, rispettivamente alla batteria e al piano, non è mai invadente e lascia lo spazio giusto ad ogni singolo componente dell’esecutivo. Lo straordinario sassofono di Pietro Santangelo si prende la scena di Stann Fore mentre la title-track è l’ideale per un party sulla spiaggia al tramonto. In tutto questo paradiso c’è anche del tempo per la chanson malinconica, ma non troppo, Parev’ Ajer e la ballata esotica Ddoje Facce.
Nuova Napoli, a meno di clamorose smentite, è il disco definitivo che apre le danze della stagione estiva. Se proprio gli vogliamo trovare un difetto e l’eccessiva brevità del disco, un paio di tracce in più le avremmo bramate davvero molto volentieri considerando la bellezza straordinaria dell’intera storia.