Martin Scorsese a Cannes: “il cinema è immortale”

Martin Scorsese è tornato a Cannes per ritirare il Carrosse d'Or. Per l'occasione è stato proiettato uno dei suoi primo capolavori: Mean Streets. Nel mezzo, alcune dichiarazioni davvero interessanti

Martin Scorsese
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Martin Scorsese è tornato a Cannes, luogo in cui è nata la sua leggenda, il suo mito. Nel 1974, proprio sul tappeto rosso della città francese, venne proiettato Mean Streets, pellicola che darà uno slancio decisivo alla carriera del regista italoamericano. In occasione del Carrosse d’or, il premio assegnato dalla Société française des réalisateurs de film, Mean Streets è tornato sul grande schermo per poter dare onore ad una carriera pressoché perfetta.

Per l’occasione, Martin Scorsese ha rilasciato le dichiarazioni più svariate. Da quelle che ricordano il lontano 1974 fino ad alcune che delineano il futuro della settima arte:

“Quella di Mean Streets è ancora oggi la mia esperienza preferita vissuta a Cannes. E tutto questo per via di una parola: ‘anonimato’, uno status che all’epoca volevo cambiare. La Croisette non è mai stata così bella come quella volta: me ne andavo in giro tranquillo e incontravo registi come Wim Wenders e Werner Herzog, le superstar e i millantatori che mi promettevano di finanziare i miei film. Era un’epoca di scoperta di nuovi cineasti. Cannes è stata il trampolino internazionale di Mean Streets. Tutto è cominciato da lì”

Dopo aver ringraziato l’organizzazione per il gradito premio, il regista si lascia andare ad un momento nostalgia:

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«Allora la rassegna non era così legata agli affari. Ero felice di poter discutere del mio lavoro e del mio film, quasi quasi ero io che fermavo la gente in strada per parlare di quello che avevo fatto. Con me c’era Robert De Niro, dormivamo a Nizza, al Negresco, avevamo la sensazione di partecipare a una festa permanente, anche se per noi non ci furono premi»

Poi, Scorsese si sofferma sul ruolo di Netflix nel mondo del cinema contemporaneo:

«la cosa più importante è continuare a fare cinema. I registi giovani hanno bisogno di esprimersi, di mostrare la loro visione e le loro idee sul mondo, e quindi di essere finanziati, in un modo o nell’altro»

Pertanto, il regista non nega che ci sia una necessità di produttori, coloro i quali possano permettere alle future generazioni di raccontare le proprie storie senza ostacoli insormontabili.

Infine, una previsione rosea sul futuro della settima arte, che pur andando incontro ad innumerevoli difficoltà, grazie alle opere di cineasti come Chabrol, Truffaut , Buñuel, Renoir,  Elia Kazan e John Ford (tra quelli citati) potrà vivere in eterno.

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“Basta vedere quel film per convincersi che il cinema non può morire”

Frase certamente non buttata a caso visto che, a quanto pare, i classici sono per sempre:

«A mia figlia Francesca faccio conoscere i classici, ha visto Aurora di Murnau, le è piaciuto moltissimo»

Maestro.