God Is An Astronaut – Recensione Epitaph

God Is An Astronaut
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Con il loro ultimo album in studio, Epitaph, i God Is An Astronaut raccontano la morte, intrecciando misticismo e mitologia.

La morte come metamorfosi, come punto di partenza per una rinascita spirituale.
Tutto ciò è suggerito dal post-rock dei God Is An Astronaut che, tra le armonie più graffianti di Epitaph e quelle più oniriche di Komorebi, ci accompagna in una lunga e tortuosa discesa nei meandri del nostro Ego.

Perché i God Is An Astronaut hanno scelto Epitaph come prima canzone del proprio album?
E’ questo, dunque, il principio della metamorfosi, un epitaffio in onore della rinascita?
La canzone, in pieno stile GIAA, inizia quasi in punta di piedi, accompagnando la nostra calata nelle tenebre, per poi esplodere improvvisamente, orientando la propria musica verso suoni più post-metal, con chitarre taglienti che ricordano i Russian Circles.

Nessun cammino che porti “a riveder le stelle” è semplice e privo di ostacoli, e questo il gruppo irlandese lo sa bene; non a caso con la seconda traccia, Mortal Coil, non si può non pensare all’Inferno dantesco e alla discesa del Sommo negli Inferi.

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I suoni cupi richiamano alla mente i lamenti tormentati delle anime dannate, tanto da donare un senso di claustrofobia e di inquietudine che recide il respiro.

God Is An Astronaut

Il fondo dell’Inferno, si sa, è ghiacciato e il viaggio notturno ci ha condotti lentamente alla rinascita, destando la nostra anima intorpidita dal gelo. Si passa così da Winter Dusk/Awakening alla Seance Room, in cui siamo violentemente spronati a ritrovare quel respiro perduto qualche nota indietro.

Komorebi è la parola che in Giappone viene usata per indicare la luce che filtra tra le foglie degli alberi; recuperiamo ossigeno, respiriamo a pieni polmoni, riscaldati dolcemente dalla luce mutata del sole.

Essendo la metamorfosi il fil rouge che unisce ogni traccia, con le ultime due canzoni viene espresso al massimo il messaggio dell’intero album.

Medea e Oisín sono rispettivamente due personaggi della mitologia greco-romana e di quella irlandese, vittime, entrambe, della passione amorosa che stravolge e uccide il raziocinio.
La prima, Medea, ne Le Metamorfosi di Ovidio si macchia di terribili omicidi a causa del suo amore nei confronti di Giasone, mutando in un’impietosa strega.
Oisín, invece, nella mitologia irlandese era un poeta ed un guerriero; figlio di Sadbh, tramutata in cervo dal druido Fer Doirich, e del mitico cacciatore-guerriero Fionn mac Cumhaill, fu abbandonato dalla madre costretta a fuggire e visse sette anni affidato alla Natura, prima di essere ritrovato dal padre.

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Chiaro riferimento, questo, al cugino dei due fratelli Kinsella, scomparso all’età di sette anni e al quale è stato dedicato l’intero disco.

L’album si conclude in punta di piedi così come in principio, come i passi di un bambino che lentamente esce di scena e se ne va.

https://open.spotify.com/album/088jMwC6Cx4djypWsYCfD7

God Is An Astronaut
Genere: Post-Rock
Anno pubblicazione: 2018