Uscita lo scorso 4 maggio nei suoi primi 8 episodi,The Rain è la prima produzione danese firmata Netflix.
La serie coniuga distopiche atmosfere post-apocalittiche, con quelle horror e complottistiche, senza dimenticare la critica ecologista e le relazioni umane.
A fare da sipario in The Rain sono l’ambientazione nordica e un elemento certo familiare alla Danimarca, la pioggia, che deve aver esercitato una certa influenza sugli sceneggiatori Jannik Tai Mosholt, Esben Toft Jacobsen e Christian Potalivo.
Il colosso dello streaming ha così investito su un prodotto locale, capace di avere un respiro ampio che non fa rimpiangere troppo le megagalattiche produzioni americane d’oltreoceano.
The Rainsi apre con la giovane Simone (una intensa e capace Alba August, figlia d’arte di Bille August e Pernilla August) in ansia per un prossimo esame. Quando suo padre (Lars Simonsens) si precipita nella scuola per portarla via, tutte le sue preoccupazioni adolescenziali vengono spazzate via in un istante dall’orrore che la attende.
Una pioggia mortale sta per precipitare dal cielo ed il padre, parte della misteriosa società farmaceutica Apollon, è uno dei pochi ad esserne a conoscenza, avendo avuto un ruolo chiave nella creazione e diffusione di virus iniettato nell’ambiente.
I colori e le atmosfere cambiano repentinamente, lasciando il posto alla suspense accelerata da una tragedia umana di scala mondiale.
Simone, sua madre e il fratellino Erasmus (il diciassettenne Lucas Lynggaard Tønnesen), del quale il padre richiede particolare attenzione perché in qualche modo “chiave di tutto”, vengono tratti in salvo in uno dei bunker sotterranei di Apollon, prima che la pioggia inizi.
Quando il padre li lascia con la promessa di tornare, e la madre cade mortalmente sotto la pioggia nel tentativo di salvare il figlio da uno sconosciuto arrivato al bunker, i due fratelli restano soli davanti a un destino incerto e pauroso.
Trascorrono ben sei anni, quando i due ormai giovani adulti lasciano la fortezza sotterranea per mettersi alla ricerca del padre, che ha forse trovato l’antidoto al virus, e del resto dell’umanità.
Il mondo è però brutalmente cambiato e la civile, funzionale ed ecologista Danimarca di un tempo ha lasciato il posto ad una landa deserta in cui si aggirano solo bestie feroci, uomini disumanizzati e in cerca di cibo.
Simone e Rasmus si uniscono così ad alcuni sopravvissuti, il soldato Martin (Mikkel Følsgaard, The Royal Affair), la religiosissima Lea (Jessica Dinnage), il timido Jean (Sonny Lindberg), lo scapestrato Patrick (Lukas Løkken ) e la misteriosa Beatrice (Angela Bundalovic).
Il gruppo inizia a visitare i vari bunker della zona, di cui Simone conosce la localizzazione, in cerca di risposte e di aiuto, in un viaggio che porterà a sviluppi personali fatti di amicizie, tradimenti, amori e prime esperienze sessuali.
The Rain riesce a mantenere una tensione costante non solo per via della trama action, ma anche e soprattutto grazie alle interpretazioni dei personaggi e del giovane cast. I diversi flashback, sempre inseriti in momenti opportuni della storia, svelano il passato dei vari ragazzi, puntando così sull’elemento individualistico e particolare di ciascuno di loro.
Gli appassionati del genere survival e post-apocalittico coglieranno inoltre i numerosi rimandi a produzioni come The 100, 28 giorni dopo, Io sono leggenda, o The Walking Dead.
The Rain si distingue comunque per la sua ambientazione scandinava e un cast giovane e capace, all’interno di una produzione comunque locale.
Tale elemento rende forse più facile perdonare certe sbavature e superficialità di trama, specie in relazione alla questione “diffusione del virus” (con tutta l’umidità della zona, come possono non ammalarsi anche solo camminando per la foresta?).
Lo scenario post apocalittico cela ovviamente quello etico legato allo sconsiderato comportamento dell’uomo rispetto all’ambiente, per le sue rapaci ragioni politiche ed economiche.
Rispetto ai primi, gli ultimi due episodi della serie si perdono però tra crisi adolescenziali (l’altra faccia della medaglia quando si punta su un gruppo di teenagers) e dubbi sempre più profondi rispetto alla trama iniziale e la suddetta diffusione del virus, lasciando lo spettatore dubbioso sulle scelte (opinabili) dei protagonisti.
Speriamo dunque che la seconda stagione raddrizzi il tono e torni alle atmosfere verosimili con cui ci accoglie nei primi sei episodi.
In generale, The Rain è un buon tentativo di uscire da un circuito caratterizzato da una prevalenza di produzioni sui generis prettamente americane.
Gli otto episodi della prima stagione, della durata di circa 40 minuti ciascuno, scorrono a ritmo serrato ma sostenibile, contribuendo a rendere la visione dello show consigliata, non solo agli appassionati di catastrofi ambientali e società cannibali, ma anche ad amanti di drammi sentimentali, buone fotografia e colonne sonore.