La rubrica In Sordina rappresenta il nostro spazio dedicato ad un piccolo ma significativo angolo di cinema e serie tv; gemme ancora poco conosciute – ma dallo straordinario valore – che la Scimmia desidera ardentemente sottoporre alla vostra attenzione.
In questo nuovo capitolo parleremo de I Lunedì al Sole (Los Lunes al Sol), un film spagnolo del 2002 diretto da Fernando León de Aranoa e vincitore di ben 5 Premi Goya (l’equivalente dei nostri David di Donatello).
La storia è ambientata a Gijòn (Spagna), e ruota attorno alle vite di Santa (Javier Bardem), José, Lino, Amador, Rico e Serguei. A collegare questi sei uomini di mezza età è il loro precedente lavoro: erano tutti operai dei cantieri navali della città, ritrovatisi improvvisamente disoccupati a causa della riconversione industriale.
Questa situazione avrà effetti pesantissimi sulla condizione economica e sociale dei protagonisti. Non avendo particolari competenze ed essendo ormai avanti con l’età, si trovano in una sorta di “terra di mezzo” nella quale è quasi impossibile trovare un’altra occupazione, ed è complicato imparare ad utilizzare le tecnologie che sono alla base delle nuove opportunità lavorative.
In una cultura di massa dove è il marito a dover garantire il benessere economico della famiglia, questi uomini si reputano completamente inutili e poco attraenti agli occhi delle proprie mogli, che sono costrette a fare enormi sacrifici per cercare di tirare avanti.
Con il passare del tempo, la fiducia in se stessi e le motivazioni lasceranno spazio all’ansia e alla paura. Senza prospettive è difficile mantenere il sorriso, e le giornate iniziano a diventare interminabili e ripetitive.
L’unico ad essere uscito da questa situazione è Rico. Aiutato dalla giovanissima figlia, gestisce un bar a conduzione familiare dove l’intero gruppo di amici si riunisce tutte le sere per sbronzarsi e parlare delle proprie speranze, sogni, progetti futuri e ricordi del passato.
Fra le malinconie di un futuro difficile e le gioie momentanee che scrosciano all’improvviso, sono sempre pronti a non dimenticare l’unico bene prezioso che è rimasto loro: la dignità.
Con un linguaggio scarno e tradizionale, che si tiene alla larga dalla retorica, il regista realizza un film fortemente anticapitalista, che afferma la prevalenza dell’essere sull’avere.
La vera particolarità di questa pellicola è il mix di emozioni che suscita nello spettatore.
Il tema trattato è estremamente serio, e viene narrato in maniera lucida, realistica ma mai vittimistica. Anzi, Fernando León de Aranoa riesce a sdrammatizzare inserendo scene dall’elevato tasso comico, rendendo I Lunedì al Sole un film affettuoso e amaro allo stesso tempo.
L’ambientazione è particolarmente suggestiva, e gioca un ruolo fondamentale per tutta la durata del film. Questa cittadina marittima, situata lungo la costa settentrionale della Spagna, è l’emblema della desolazione. Le case dei protagonisti sono per lo più vecchie e sporche, e la zona portuale si è trasformata in una desertica valle dei sogni infranti.
L’ultimo fattore che rende questo film una piccola gemma del cinema europeo, sono le performance degli attori. Javier Bardem e Luis Tosar sono arrabbiati, orgogliosi e fragili allo stesso tempo; sono guerrieri alla ricerca di una luce che fa sempre più fioca, ma che da qualche parte, là fuori, esiste ancora.
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