La Città Incantata è una fiaba aggraziata, dolce e poetica, che affonda le sue radici in una cultura spirituale differente dalla nostra, resa con grande fascino e fantasia dall’autorialità di Hayao Miyazaki. Un racconto avvincente e ben strutturato, che fa della sua resa grafica e delle ambientazioni in cui è inserito, i suoi punti di forza. Un racconto che scalda il cuore e che meraviglia, che vive molto della sua ingenuità di base e che porta inevitabilmente lo spettatore nella propria infanzia.
“La Città Incanta” è una pellicola che arriva diretta, che coinvolge per la sua storia al limite dell’assurdo e che proprio per questo motivo porta il pubblico ad aprire il proprio cuore ad un mondo bizzarro e sempre colorato. Una sorta di “Alice nel paese delle meraviglie” nipponico, dove l’avventura e la follia sono di casa e dove l’importante è dimenticare tutto e iniziare a sognare ad occhi aperti.
6) Perfect Blue, di Satoshi Kon (1997)
Il compianto Satoshi Kon ci ha regalato con Perfect Blue una perla rara, un thriller psicologico di alto livello. Per partorire la sua prima e immensa creazione, il regista giapponese si ispirò al grande cinema occidentale e in particolare a Hitchock, Argento e De Palma.
Al centro della vicenda troveremo la giovane Mima Kirigoe. La ragazza è una Idol e fa parte del trio musicale Cham.
Con il passare del tempo quel mondo inizia a starle stretto e a sgretolarsi intorno a lei. Decide quindi di buttarsi nella recitazione e diventare attrice. Verrà scritturata per una parte e tutto sembra andare per il meglio. La figura di un inquietante stalker però cambia drasticamente le carte in tavola. La protagonista sarà informata inoltre che dovrà girare una scena di stupro.
La realtà inizia a distorcersi e inizierà ad avere allucinazioni di se stessa del passato. Verranno poi brutalmente uccise le persone che lavoravano insieme a lei.
Indagata e incapace di percepire la verità, la protagonista cade inesorabilmente in un tunnel che porterà al culmine della vicenda.
Oltre a essere ispirato da grandi registi del passato, Perfect Blue ha ispirato a sua volta altri registi, in particolare Darren Aronofsky. Possiamo notare citazioni in Requiem for a Dream e soprattutto in Black Swan che ne riprende in parte anche il soggetto.
5) Ghost in the Shell, di Mamoru Oshii (1995)
Tratto dal manga scritto da Masamune Shirow, Ghost in the Shell è un film che affronta tematiche esistenziali e filosofiche intrecciate a una visione di società futura. Primo anime ad approdare alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 1996.
Siamo nel 2029 e al centro delle vicende troveremo la Sezione 9 e il Maggiore Motoko Kusanagi. Ella è un cyborg e il suo lavoro è quello di proteggere le persone e i robot da attacchi informatici. In quella società infatti il confine tra uomini e macchine è molto labile perché ognuno ha la capacità di potenziarsi o di legarsi mentalmente alla rete. Tutto ciò che rende un individuo tale è il ghost, la coscienza inserita nel suo corpo. La trama nasce con l’uccisione di un diplomatico estero che vuole a tutti i costi risolvere la questione del bug 2501.
Farà quindi la sua apparizione il Burattinaio che verrà intercettato dalla Sezione 9 dopo un attacco hacker ai danni di un interprete. Scopriranno però che la fonte li porterà verso un altro individuo, un netturbino con il ghost completamente manipolato, con ricordi completamente innestati.
In quel preciso momento il Maggiore Kusanagi inizia a riflettere su ciò che è veramente un individuo, se i ricordi sono reali o innestati e sull’essere ciò che si è solo in base a essi. Il Burattinaio si rivelerà poi per quello che è, un essere unico e senza un corpo fisico. Nascerà quindi un enorme problema burocratico in seguito al fatto che la Sezione 6, responsabile degli affari esteri, fosse la causa della nascita del Burattinaio.
Il finale troverà il punto più alto in tutta la vicenda, sia a livello d’intrecci che a livello filosofico, andando a chiedersi cosa realmente sia la vita.
Oltre ad aver influito nel mondo dell’animazione grazie al fatto di essere il primo film con un’ottima fusione tra disegno tradizionale e computer grafica, Ghost in the Shell può vantare il fatto di aver influenzato molte pellicole future tra le quali il famosissimo Matrix.
4) L’uovo d’angelo/Tenshi no Tamago – Mamoru Oshii (1985)
Solitudine; questa è la parola più adatta per descrivere le emozioni che il capolavoro di Mamoru Oshii è capace di far provare ai suoi spettatori. Il mondo di Tenshi no Tamago, è una landa desolata e desertica dove le ombre si muovono e le strutture si contorcono su se stesse, quasi come per agguantare la protagonista. Il fulcro delle vicende infatti è una ragazzina, a tratti eterea, che difende un uovo misterioso dai pericoli di una realtà decadente e apocalittica.
Una pellicola e misteriosa criptica, che punta tutto sull’atmosfera che riesce a creare attraverso la propria ambientazione e i silenzi struggenti che la caratterizzano. Un film che fa sentire soli ed inermi, quasi braccati ad un male invisibile e che a tutti costi tentata di stapparci ciò che abbiamo di più caro a questo mondo.
Tenshi no Tamago può essere definito come un’esperienza sensoriale ed immersiva, dove lo spettatore può proiettare le proprie emozioni e specchiarsi nella protagonista. Un capolavoro animato che non è altro che un immenso quadro di Giorgio de Chirico in movimento, dove il male arriva silenzioso e nell’ombra.