Cos’è la fotografia? La fotografia nel film è per molti appassionati un’incognita e in molti casi si fa confusione sul suo significato. Andremo a chiarire cosa si intende per fotografia, qual è il ruolo del direttore della fotografia e risponderemo ad alcuni quesiti riguardo questo importante reparto.
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La fotografia non è nient’altro che il posizionamento della luce sul set, tutto il processo artistico e tecnico attraverso il quale viene realizzata la registrazione delle immagini di un film.
Si tratta, insomma, del campo in cui il direttore della fotografia svolge il suo ruolo. Il directorofphotography è colui che illumina la scena, stabilendone la provenienza, la qualità, l’intensità e la gradazione cromatica della luce. E’ l’autore della luce del film, ma contribuisce, col regista, alla scelta dei movimenti di macchina e dei tagli dell’inquadratura, e in generale tutte le scelte tecnico-espressive che influenzano l’illuminazione.
Ma come creare la giusta illuminazione per un film? Come riuscire a creare un’atmosfera che combacia con quella della narrazione?
Partendo dalla sceneggiatura. La interpreta, senza modificarne il senso, consultandosi costantemente con il regista del film.
Chi sta dietro la macchina da presa?
L’operatore alla macchina (cameraman): guarda nel mirino e realizza i movimenti “leggeri” quali la panoramica o le zoomate, o regge la macchina da presa nelle riprese a mano. E’ il principale collaboratore del direttore della fotografia e del regista. In Italia, fino agli anni quaranta, con operatore si indicava l’attuale direttore della fotografia che, di solito, svolgeva entrambi i compiti.
Del reparto fa parte anche il fotografo di scena che documenta fotograficamente le riprese, solitamente dallo stesso punto di vista della macchina da presa e con le luci del direttore della fotografia.
Il cinema delle origini, avendo scarsi mezzi per l’illuminazione, usava il più possibile la luce del sole.
Con il cinema classico e le innovazioni tecnologiche, l’illuminazione ed il direttore della fotografia acquistano un ruolo importante. Ad Hollywood si va a delineare un determinato stile fotografico, basato sull’uso delle lampade: il three-point lighiting. Ma mentre in America ci si chiude negli studi, con Il Neorealismo italiano e la Nouvelle vague francese, si vanno a rivoluzionare i metodi e la “filosofia” stessa dell’illuminazione, meno glamour e più vicina al quotidiano.
In A bout de souffledi Godard, Raoul Coutard si libera del sistema di illuminazione della Hollywood classica. Il suo uso ridotto della luce artificiale andrà diffondendosi rapidamente, andando verso una fotografia sempre più moderna, con cui dovrà fare i conti la stessa Hollywood. Sarà poi la pubblicità e il videoclip a riportare nel cinema l’immagine artificiosa e formalista.
Tra i più grandi direttori della fotografia ricordiamo Vittorio Storaro, vincitore di 3 premi Oscar, per Apocalypse Now, Reds e L’ultimo Imperatore, oltre ad essere l’autore di Scrivere con la luce, che raccoglie insieme alle sue riflessioni sulla cinematografia, la sua esperienza come direttore della fotografia.
Attualmente il messicano Emmanuel Lubezki Morgenstern è uno dei più popolari e stimati direttori di fotografia del cinema internazionale. Può vantare un lungo sodalizio artistico con il regista Terrence Malick e ben 8 candidature all’Oscar per la miglior fotografia, vincendone 3 per:
Gravity di Alfonso Cuarón (2014);
Birdman di Alejandro González Iñárritu (2015);
Revenant di Alejandro González Iñárritu (2016).
Facendo di lui la prima persona ad aver vinto più di due volte l’Oscar consecutivamente nella categoria migliore fotografia. Stilisticamente è riconoscibile l’uso costante del grandangolo, che oltre ad offrire un angolo di ripresa più ampio, permette di ottenere una maggiore profondità di campo.