A Place to Bury Strangers: post-punk + shoegaze + noise rock.
Gli A Place to Bury Strangers sono un gruppo post-punk contemporaneo. E attenzione, non intendiamo post-punk revival alla Interpol o primi Foals. Intendiamo proprio post-punk. Questo disco potrebbe essere uscito nel 1981. Chiare sono le influenze del post-punk e gothic rock dell’epoca, dai classici Joy Division ai Sisters of Mercy, fino ai Bauhaus.
Non abbiamo però solo post-punk: abbastanza evidente, nel suono della band, è l’influenza dei Sonic Youth, specie dei loro lavori anni ’80. Nel cantato, sembra qua e là di sentire a volte Iggy Pop, a volte Lou Reed. E ci sono poi il rumorismo esasperato e le muraglie sonore dello shoegaze, alla My Bloody Valentine.
Pinned è l’ultimo capitolo della saga degli A Place to Bury Strangers. Rispetto al lavoro precedente, Transfixiation (2015), si presenta come un album molto compatto, concitato e poco dispersivo. Tutta l’energia del post-punk originale traspare nelle ritmiche frenetiche, mentre le atmosfere goth permeano ogni canzone. Se vi piacciono i gruppi e gli artisti elencati qua sopra, troverete quello che cercate in canzoni come Never Coming Back, There’s Only One of Us, Too Tough to Kill, che sono le tre canzoni migliori.
Was It Electric è la canzone che più somiglia a una ballad, e l’unica in tal senso. I Know I’ve Done Bad Things è invece la traccia più adulterata, e la più interessante a livello compositivo e di arrangiamento. Per il resto, Pinned è essenziale e poco fantasioso, non si preoccupa di inventare o cercare cose nuove, quanto piuttosto di costruire un preciso omaggio a un particolare tipo di musica.
Pinned è un disco anche particolarmente accessibile, un rock che, se pur indirizzato ad un preciso uditorio, può essere compreso anche da un pubblico più ampio. Gli A Place to Bury Strangers sono un ottima occasione per ripassare questi genere del passato: post-punk, shoegaze, noise rock. E per goderceli ancora, di nuovo, in versione 2.0.