Si può difendere il nuovo disco dei Machine Head, che ancora prima della sua uscita è stato bollato come uno dei peggiori album dell’anno? NO.
Se siete fan dei Machine Head non è il caso di girarci intorno, nè di addolcire la pillola: Catharsis è orribile. Questo disco infatti è riuscito nell’impresa di dividere il web in due parti, entrambe negative. Nessun riscontro positivo, solo odio o indifferenza.
Da anni ormai Robb Flynn e soci vagano in quel limbo che vede molte band macinare un tour mondiale dietro l’altro nonostante continue uscite discografiche sotto la media. Questo ha portato a un lento e inesorabile processo di semplificazione compositiva (cominciato già dal precedente Bloodstones & Diamonds), volta ad attirare nuove frange di pubblico. Esperimento fallito, che ha portato come unico risultato l’aumento delle critiche negative e la drastica diminuzione dell’età media dei fan.
Catharsis non porta nulla di nuovo.
Anzi, peggiora la situazione, perchè va a pescare nel nu-metal dei Korn e Limp Bizkit, e lo mischia a quell’alternanza tra martellate e intermezzi melodici a cui, in qualche modo, i Machine Head sono riusciti ad abituarci. Come ciligiena sulla torta, un tocco di ballad folk semiacustica che gronda di patriottismo e ribellione.
Il problema più evidente di questo disco è l’eccessiva semplificazione dei brani; I riff, i testi, gli intermezzi melodici e i breakdown sono di una banalità e linearità disarmante.
Escludendo le agghiaccianti ballads acustiche e il palese plagio a Love degli Strapping Young Lad, non c’è un solo brano che rimanga impresso in testa a chi ascolta Catharsis. Ogni pezzo fila dritto come un fuso dall’inizio alla fine, grazie a riff ripetitivi e dei ritornelli di una piattezza incredibile. Di assoli poi non ne parliamo, ce ne saranno un paio in tutto il disco, se proprio vogliamo chiamarli assoli… L’inserimento forzato e incoerente di acustica e rappato in un contesto già fin troppo diluito, non fa altro che stonare un disco già fin troppo faticoso da ascoltare.
Un album dimenticabile, già a pochi minuti dalla conclusione dell’ultima traccia, che fa sembrare i Machine Head dei sedicenni metallari al loro primo disco, piuttosto che a una band con Ventisei anni di carriera alle spalle.