Heavy Metal: animazione, fantascienza, fantasy, erotismo, horror. Ma non metal.
Heavy Metal è un film di animazione del 1981. Diretto da Gerald Potterton (già animatore di Yellow Submarine, 1968), e prodotto da Ivan Reitman (poi regista di Ghostbusters, 1984). Il film è un’antologia di varie storie diverse, che uniscono fantascienza, fantasy, erotismo ed orrore.
Le storie sono ispirate a quelle comparse sul magazine Heavy Metal, molto diffuso nella seconda metà degli anni ’70 in America. A sua volta il magazine prendeva l’avvio da una rivista francese di natura simile, Métal Hurlant, che includeva, per intenderci, anche storie dei nostri Milo Manara e Guido Crepax.
Con questo film si può quindi legittimamente parlare di cinecomic, anche se parte delle storie sono originali, scritte appositamente per lo schermo. Viene inoltre fatto largo uso della tecnica rotoscope, che vi abbiamo già descritto, per impreziosire ed integrare l’animazione.
Le storie, ambientate in diversi scenari, tempi e luoghi, nello spazio, in civiltà distopiche, sulla Terra e via dicendo, sono tutte legate da un filo conduttore. Questo è il cosiddetto Loc-Nar, “la somma di tutti i mali”, una specie di sfera magica in grado di influenzare le società attraverso lo spazio ed il tempo.
Al di là dell’interesse storico culturale di questo film, che lo colloca in linea con le tendenze fumettistiche e gli sviluppi del cinema horror dell’epoca, c’è l’aspetto musicale. Infatti è difficile, leggendo il titolo del film, non pensare all’omonimo genere musicale. Genere che, peraltro, proprio in quegli si stava emancipando dal “padre” rock and roll. I primi anni ’80 sono gli anni di picco di Iron Maiden, Judas Priest, Ozzy Osbourne, eccetera.
Detto questo, con l’heavy metal questo film non c’entra nulla.
Anche volendo assumere una concezione “larga” dell’heavy metal, difficilmente possiamo mantenerci nei dintorni stilistici del genere. Nella colonna sonora ci sono, sì, Black Sabbath, Sammy Hagar, Blue Öyster Cult, Nazareth, Grand Funk Railroad, per i quali si può parlare perlomeno di hard rock. Ci sono anche però Cheap Trick, Journey e Stevie Nicks, per i quali la definizione di heavy metal è decisamente impossibile.
Figuriamoci poi per i Devo, con i quali andiamo direttamente all’estremo opposto, verso il post-punk/new wave. Insomma, non ci siamo. Pure la canzone qui presente degli stessi Blue Öyster Cult, band fondamentale per lo sviluppo del genere metal, non si può definire come tale. Veteran of the Psychic Wars, dell’album Fire of Unknown Origin (1981), mostra una forte influenza new wave/synthpop.
Ora, perchè questa digressione sulla natura musicale di questo film? Ma semplicemente perchè molti, a partire dal titolo, potrebbero essere tentati di guardarlo con lo scopo di sentire una bella colonna sonora con tanto metal vecchio stile. Ecco, questo potrà accadere difficilmente, a meno che non abbiate un concetto dell’heavy metal estremamente elastico.
Un altro paio di curiosità. Un segmento eliminato del film, intitolato Neverwhere Land, avrebbe dovuto utilizzare come colonna sonora Time dei Pink Floyd (1973). Poi inserita come bonus nelle varie edizioni in VHS e DVD del film, la sezione è stata rimusicata con la composizione Passacaglia di Krzysztof Penderecki.
La musica incidentale del film è stata poi composta dallo storico compositore Elmer Bernstein, proveniente da tutt’altra scuola. Qui, Bernstein fa uso di Ondes Martenot, vent’anni prima di Jonny Greenwood (e lo stesso farà poi in Ghostbusters).
Insomma, Heavy Metal è un buon film d’animazione, fantasioso e ben strutturato. Potete guardarlo e riguardarlo se piace il fantasy d’animazione anni ’80. Ma, nonostante il titolo, non è un film sull’heavy metal.