The Voidz: gli Strokes 2.0 di Julian Casablancas che fanno bene benissimo.
Abbiamo un nuovo candidato per l’album dell’anno. Il secondo album dei Voidz di Julian Casablancas, è forse il disco rock più concreto e completo che sentiremo nel 2018; tolto, ovviamente, Boarding House Reach di Jack White.
Il progetto The Voidz già si era fatto “sentire” con Tyranny (2014), un album che recava tutte le premesse dell’attuale lavoro. Allo stesso tempo, si può legittimamente parlare di “Strokes 2.0“, dato che i contenuti di Virtue sembrano una naturale evoluzione della direzione presa dal gruppo negli ultimi lavori: Angles (2011), Comedown Machine (2013), e Future Present Past (2016).
Se la matrice post-punk revival, che sta nel sangue di Julian Casablancas, è ancora bene evidente, con gli ultimi lavori il cantante e autore newyorchese sembra volersi spingere sempre più in là. E Virtue ne è la prova.
Si spazia dal rock alternativo alla new wave, dal punk rock (ebbene sì) al garage, e appunto dal post-punk al rock sperimentale.
Qua e là sembra di sentire, a fasi alternate: Throbbing Gristle, Pere Ubu, Television, Devo, The Pop Group.
Il tutto rielaborato e filtrato attraverso accenti di elettronica, interventi di synth bass, atmosfere grottesche e sezioni vocali particolari. Proprio la voce è lo strumento che Casablancas utilizza senza freni, mediata com’è da effetti vari, o a volte appena udibile, per interrompere la struttura canonica delle canzoni. Come già Tyranny, Virtue cerca di superare la banale alternanza verse/refrain, infilando alterazioni e variazioni dove non ce le si aspetta.
Il risultato è un disco complesso e stratificato, che può essere apprezzato dai conoscitori dell’alt rock e del post-punk, ma difficilmente da un pubblico ampio come quello degli Strokes. Le canzoni migliori? Potenzialmente tutte.
A partire dai singoli, tutti validi: QYURRYUS, ALieNNatioN, All Wordz Are Made Up, Pyramid of Bones, Pointlessness. Per i vecchi fan degli Strokes ci sono Leave It in My Dreams, il primo singolo, e Wink. Altri pezzi notevoli sono il punk rock lo-fi di Black Hole, e il garage di We’re Where We Were. Non mancano i lenti, come Think Before You Drink.
Virtue è insomma un disco che funziona nell’insieme, ma che riesce a presentare una serie di canzoni valide anche se prese una alla volta. Un album fantasioso, eclettico, intelligente, convincente, variegato e sfaccettato. Un altro punto a favore di Julian Casablancas, e un’altra cosa bella che ci ricorderemo del 2018.