Non ci resta che piangere (…ma dal ridere!)

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Piangiamo sì, ma dal ridere, nel guardare le vicende di Saverio e Mario, due colleghi di lavoro che si ritrovano improvvisamente e per caso catapultati nel “millequattro…quasi millecinque” a Frittole.

In Non ci resta che piangere Roberto Begnini e Massimo Troisi interpretano rispettivamente Saverio e Mario. I due lavorano nella stessa scuola, Saverio come insegnante, Mario come bidello. Sono insieme in macchina, mentre percorrono una strada nella campagna toscana, è l’estate 1984. Chiacchierano del più e del meno, specialmente Saverio, che mostra tutta la sua preoccupazione per la sorella Gabriella, depressa da quando il ragazzo l’ha lasciata.

Mentre discutono, decidono di prendere una strada secondaria, per evitare il passaggio a livello bloccato dall’arrivo di cinque, sei, sette..di più” treni. Peccato che questa strada li porterà da tutt’altra parte, molto più lontano di quanto dovessero mai andare. La macchina va in panne e inizia a piovere a dirotto, i due si riparano prima sotto una quercia, ma vedendo in lontananza lume acceso fuori dalla porta di una casa decidono di raggiungerla.

Quello che ancora non sanno però, è che già si trovano, per uno strano scherzo del destino, catapultati indietro nel tempo di quasi 5 secoli!

Non ci resta che piangere

Iniziano così le loro avventure, caratterizzate da tanta comicità e umorismo.

Dal realizzare di trovarsi effettivamente in un’altra realtà, all’aiutare la famiglia che gentilmente li accoglie nella gestione della macelleria, fino al cercare di fare bella figura in chiesa la domenica davanti alle signore, Benigni e Troisi ci regalano un’infinità di risate.

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Mario (Massimo Troisi), con la sua parlata napoletana e l’aria sempre spaventata per i possibili pericoli, si finge un cantante per conquistare Pia. Da Yesterday dei Beatles all’inno di Mameli, Mario passa le sue giornate a cantare alla giovane ragazza, mentre Saverio si dedica alla macelleria e all’organizzazione di un piano di fuga. Il suo desiderio più grande, visto che corre l’anno 1492, è quello di riuscire ad evitare in qualche modo la scoperta dell’America di Cristoforo Colombo. Il motivo? Semplice, perché così facendo l’americano che ha spezzato il cuore a sua sorella Gabriella non sarebbe mai esistito.

Ma l’esploratore non sarà l’unico dei personaggi che incontreranno sulla loro strada. Oltre ad un’amazzone faranno la conoscenza dell’immenso Leonardo da Vinci, a cui cercheranno di illustrare alcune invenzioni del loro tempo, senza grande successo. L’avventura con l’esploratore si concluderà invece ancor prima di iniziare, poichè al loro arrivo  a Palo non potranno far altro che constatare la partenza di Colombo per il Nuovo Mondo.

Famosissima la scena della lettera che entrambi scrivono a Savonarola per salvare Vitellozzo, l’uomo che li ha accolti in casa. Ispirata alla ben più celebre scena del film Totò, Peppino e la Malafemmina, ne rievoca le caratteristiche principali: frasi insensate e confuse dotate di una grammatica decisamente discutibile!

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Non ci resta che piangere

Scritto, diretto e interpretato da entrambi i protagonisti, Non ci resta che piangere è un film che fa ridere, punto.

Troisi e Benigni, un napoletano e un toscano, ci fanno ridere per il gusto di ridere. E hanno riso anche loro nella realizzazione, specialmente nella famosa scena della dogana, girata più e più volte proprio per questo motivo. Le battute sono ormai divenute di uso proverbiale e il film è risultato primo nella classifica degli incassi della stagione 1984-1985. Unica volta in cui appaiono insieme questi due grandi attori italiani, simili nell’uso del dialetto e della mimica del corpo, ma diversi nel resto, Non ci resta che piangere è stato ed è tuttora uno dei film più divertenti che la commedia italiana abbia mai prodotto.