Jack White è completamente impazzito. In senso buono.
Due sono i casi: o qualcuno ha inventato una nuova droga che contiene i principi attivi di tutte le altre, o Jack White ha perso completamente la ragione. O entrambi. E date le premesse, non c’era certo da aspettarsi una cosa del genere.
Boarding House Reach è miglior album dell’anno. Finora. Punto, niente se, niente ma. Un tale scarto stilistico non si vedeva dai tempi di 22, A Million dei Bon Iver (2016), ma qui andiamo ben oltre. Un musicista che per vent’anni ha suonato garage blues, improvvisamente esce di senno e registra questa… cosa. La musica, in Boarding House Reach, è totale. Si possono quasi sentire le orecchie che godono, e scusate il gioco di parole.
In Boarding House Reachc’è tutto, e si farebbe quasi prima a dire quello che non c’è (ma noi vi diciamo quello che c’è). Blues, funk, soul, elettronica, jazz, hip-hop, gospel, r&b, ovviamente rock. Mancano solo l’heavy metal e il country, ma a cercare bene potrebbero spuntare pure quelli. Perchè quest’album è composto di frammenti, una tempesta di suoni che girano tutt’attorno in un vortice che non sta mai fermo. La forma della canzone è scomposta, scombinata, non hanno più senso concetti come “strofa” o “assolo”.
Un basso elettronico lascia il posto a un violino, che lascia il posto a un coro, che lascia il posto a un suono acuto non meglio identificato. C’è moltissima improvvisazione, moltissima manipolazione, moltissima anarchia. Parti recitate, echi lugubri, delicate poesie. Forse solo You’re Dead di Flying Lotus (2014), con il quale il paragone sorge spontaneo, raggiunge un tale livello di eclettismo e di confusione.
Ma è una confusione bellissima, e chi ama la musica adorerà perdercisi.
Da dove cominciare? Dal funk autocelebrativo di Corporation? Dall’esotismo di Abulia and Akrasia? Dal caos totale di Respect Commander? Dalla recita di Ezmeralda Steals the Snow? Dall’aggressività di Over and Over and Over?
Ci sono, beninteso, alcuni momenti più convenzionali, quasi lasciati come contentino per i fan “storici” di Jack White. Questi sono Connected by Love, Why Walk a Dog? e What’s Done is Done. Ma la cosa interessante è che, nonostante queste poche canzoni, alfan medio di Jack White probabilmente quest’album non piacerà.
Perchè questo non è Jack White; è Frank Zappa, è Todd Rundgren, è Captain Beefheart. Non sono esagerazioni. Visto lo stile e la carriera pregressa di Jack White, con un album come questo non è sbagliato associarlo con i nomi di cui sopra.
Cos’altro dire? Il bello di ascoltare musica arriva quando artisti come questo signore, dal nulla, riescono finalmente a esprimere tutta la propria creatività ed il proprio talento in maniere del tutto imprevedibili. Ce lo si può aspettare sempre dalle band sperimentali, e dai geni incompresi che stanno ai margini della scena. Ma è proprio quel sempre che rovina tutto: l’imprevedibile diventa prevedibile. Quando invece questo capita a Jack White, il risultato è doppiamente soddisfacente.