David di Donatello: il monologo sciatto e banale della Cortellesi

Paola Cortellesi apre la premiazione David di Donatello con un monologo sul sessismo della lingua italiana la cui realizzazione discutibile non aiuta più di tanto la lotta al sessismo.

David di Donatello Monologo Cortellesi
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Ieri si è tenuto il galà per assegnare i premi della 62esima edizione del David di Donatello. L’evento trasmesso in prima serata su Rai 1 per la conduzione di Carlo Conti è stata una serata all’insegna – oltre che del cinema, naturalmente – delle donne, un po’ come gli Oscar americani.

Ad aprire la serata è Paola Cortellesi, per l’occasione in uniforme total black (come tutte le partecipanti alla serata), che recita un monologo sul sessismo della lingua italiana. “Un uomo disponibile è un uomo generoso, una donna disponibile? È una mignotta”. Questi ed altri paragoni che avranno fatto rabbrividire tutti i professori di Linguistica presenti davanti allo schermo.

David di Donatello, il movimento Dissenso Comune

Il monologo, seppur scritto dal giornalista Stefano Bartezzaghi, è una vecchia conoscenza dei social: in tempi non sospetti è stato uno dei primi contenuti “virali” a circolare su Facebook. Una risata leggera più che uno spunto di riflessione, come testimoniavano le facce del pubblico, un po’ come a chiedersi se fosse sconveniente ridere dinanzi ad un tema così serio ed impegnato.

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Subito dopo aver enumerato la lista di frasi fatte per dimostrare che anche la lingua italiana è gretta e sessista, arriva una nutrita delegazione del movimento “Dissenso Comune” (nato da più di 120 donne del mondo dello spettacolo italiano) che continua sul filone di “sei una donna con le palle” e così via.

David di Donatello come gli Oscar Americani

Un perfetto calco dalla cerimonia degli Oscar dominata dalla celebrazione del #MeToo e dall’epurazione pubblica di tutti gli artisti ritenuti colpevoli di abominevoli crimini sessuali. Gli stessi non indagabili dalla magistratura per palesi limiti oggettivi nel trovare una verità processuale; gli stessi osannati fino a pochi mesi fa in pubblico, ma caduti in disgrazia nel giro di pochi settimane.

Basti pensare al caso di Kevin Spacey, silurato in pochi giorni dal recitare in House of Card o “Tutti i Soldi del Mondo” o anche di Woody Allen, il quale film rischia di non vedere la luce.

È la cronaca di un cinema che si lascia andare agli umori degli scandali e dell’indignazione e indirizza le proprie scelte in base a temi ritenuti di giustizia ed importanza sociale. E in effetti lo sono: la disparità tra uomo e donna – magari al di fuori dei cachet milionari di Hollywood – esiste, tra le persone comuni. E anche la violenza di genere (sessuale od omicida) è realtà, un’atroce realtà da combattere.

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Senza hashtags o epurazioni artistiche, magari; o ritornando al caso italiano, monologhi che aprirebbero con successo un qualsiasi programma satirico. 

David di Donatello Spielberg

Il merito non ha sesso: è proprio Steven Spielberg – grande ospite internazionale della serata – a ricordarlo. Il regista americano ha inserito (giustamente) Lina Wertmüller nell’alveo dei registi che hanno reso grande il cinema italiano.

“L’oscurità è scesa quando questa luce è stata eclissata dal discorso che non svela cio che è ma lo occulta, da esortazioni morali o di altro genere che, con il pretesto di confermare antiche verità, degradano ciascuna di queste a insignificante banalità”. (Hannah Arendt)