A poco più di due anni da Poesia senza fine, Alejandro Jodorowsky annuncia il suo nuovo progetto: Psychomagie, un art qui guérit.
Nel fascino esoterico delle terre messicane, permeate da un’atmosfera che sembra voler custodire gli antichi segreti aztechi, Alejandro Jodorowsky, lontano dal vivere caotico della metropoli e immerso in un’aura di mistero e di magiche suggestioni, entra in contatto con Pachita, una guaritrice messicana, il cui modo di agire presenta numerose analogie con l’esperienza surrealista.
Siamo negli anni sessanta. Profondamente affascinato da tale incontro, il regista cileno, padre del Movimento Panico, elabora la psicomagia, un’arte avente come finalità la guarigione dell’anima, soggetto del suo prossimo lungometraggio.
Psychomagie, un art qui guérit, la cui realizzazione è stata annunciata ieri attraverso un video pubblicato su YouTube, si delinea come un’esperienza cinematografica unica ed inconsueta.
Attraverso l’autentica documentazione della realtà, priva del filtro della finzione propria del cinema, il regista tenterà di spiegare i principi di funzionamento della pratica terapeutica da lui generata, la cosiddetta psicomagia, soffermandosi ampiamente sui suoi effetti benefici.
I protagonisti della pellicola, conosciuti e aiutati personalmente dal regista, si spoglieranno di fronte alla macchina da presa, mostrando le proprie sofferenze e i propri problemi, e verranno seguiti attraverso il loro viaggio verso la purificazione della redenzione. Un cinema senza attori, lontano, però, da quello pasoliniano: “Voglio fare un cinema senza attori, con persone normali. Non voglio, però, che recitino, come fece Pasolini […], ma voglio persone che trasmettano ciò che veramente sono. Se piangono, devono piangere veramente. Se soffrono, è a causa di un problema vero. Se combattono, si tratta di un combattimento reale.“
Caratterizzata dalla mancanza dell’artificio e dal solo uso degli elementi naturali, la futura pellicola di Jodorowsky, la cui produzione dovrebbe terminare nel 2019, assume le sembianze di manifesto di un cinema ancora inedito.
Un cinema che guarisca i problemi spirituali e che abbia la stessa importanza del testo sacro. Un cinema che illustri il meraviglioso delirio della mente e l’incantevole bellezza dell’anima umana, mostrandoci ciò che siamo veramente. Un cinema umanistico e spirituale che rivoluzioni il panorama artistico moderno.
Con Psychomagie, un art qui guérit, Jodorowsky vuole travalicare i limiti del medium cinematografico, trascendere la finzione attraverso la riproduzione di una realtà “intensificata, magica, verso la via della guarigione”.
“Io voglio realizzare l’impossibile. Io voglio afferrare quella stella. Io voglio rivoluzionare il cinema, prima di morire. Sogno di migliorarlo. Non conosco quello che voglio, ma so di volere.“
Non è una mera campagna pubblicitaria, quella di Jodorowsky.
La finalità del filmato pubblicato, infatti, non è solo quella di annunciare la presenza di una campagna di crowdfunding, volta a finanziare il suo prossimo lavoro, sul sito Ulule : il regista, ormai ottantanovenne, il cui volto è catturato da un perenne primo piano, si sofferma a descrivere il proprio pensiero, il proprio modo di intendere l’arte, esternando la volontàdirivoluzionareancora una volta quel paesaggio cinematografico che tanto gli deve.
Jodorowsky, inoltre, afferma che, nei prossimi anni, realizzerà Viaje Essential, una rivoluzione cinematografica che concluderà la sua trilogia autobiografica, iniziata con La danza de la realidad.