Sulla coscienza musicale di Battiato c’è poco da aggiungere a quello che si può già dedurre dalle sue canzoni. Ma il lavoro e la ricerca sonora di Battiato si è estesa oltre il territorio delle proprie composizioni. E’ il caso di tre album, tutti e tre di cover ed inediti: Fleurs (1999), Fleurs 3 (2002) e Fleurs 2 (2008).
La versione di Insieme A Te Non Ci Sto Più, in origine interpretata da Caterina Caselli (1968) e firmata da Paolo Conte e Michele Virano per la musica e Vito Pallavicini per il testo, è contenuta in Fleurs 3. Nello stesso album sono presenti, tra le altre, cover de Il Cielo In Una Stanza ed Impressioni Di Settembre, non meno degne di nota. Dunque inserirlo in questo gruppo è anche un modo per riconoscere la ricerca di Battiato. Però forse tra tutte, il lavoro maggiore di rielaborazione, Battiato lo esegue proprio su Insieme A Te Non Ci Sto Più.
2 – Elisir, Piccola Orchestra Avion Travel con Gianna Nannini e Paolo Conte
La Piccola Orchestra Avion Travel non si è limitata a rivisitare solo questo brano di Paolo Conte, bensì hanno realizzato un intero album di cover del cantautore piemontese, Danson Metropoli – Canzoni di Paolo Conte (2007). La canzone originale è molto più scarna: un incalzante piano, con l’incursione di fiati e percussioni leggere, accompagna per tutta la canzone la voce di Paolo Conte, che come nel suo stile sembra non decollare mai, ma rimanere sempre nella splendida ed inconfondibile ombrosità del suo tono.
La rivisitazione degli Avion Travel dà molta più aria ed una svolta rock alla canzone, grazie anche ai ritornelli cantati da Gianna Nannini. Nel finale della canzone c’è la partecipazione anche di Paolo Conte stesso, che ben si adagia sul nuovo arrangiamento del brano.
1 – E ti vengo a cercare, Consorzio Suonatori Indipendenti
La palma per la miglior cover se la aggiudicano i C.S.I., con la loro versione di E Ti Vengo A Cercare di Franco Battiato (Fisiognomica, 1988). Anche questo brano come la già citata Noi Non Ci Saremo è contenuto nel volume 1 dell’omonima raccolta del 2001.
Il brano originale di Battiato, già completo e solenne, tendente verso l’alto (viste anche le tematiche auliche, non necessariamente religiose, ma almeno spirituali) era un’incontro perfetto tra musica elettronica e pop, cara da sempre a Battiato, e musica classica, segnata da archi e fiati. I C.S.I., evoluzione cronologica e per certi versi anche musicale e sonora dei CCCP – Fedeli Alla Linea, ne realizzano una cover che inseriscono nell’album Linea Gotica (1996) con una partecipazione di Battiato nel finale. Noi vi proponiamo in ogni caso la versione dal vivo, senza Battiato, che non differisce nell’arrangiamento ma stupisce ancora di più nell’esecuzione.
I C.S.I. compiono qualcosa di incredibile decidendo di rivisitarlo completamente nell’arrangiamento.
Diversi sono gli elementi che rendono la versione dei C.S.I. più viscerale ed imponente: la (incredibile) voce cupa e bassa di Giovanni Lindo Ferretti nelle strofe (dunque in contrapposizione alla voce tenue ed acuta di Battiato), che anche alzandosi di molto nei ritornelli, proviene sempre dal diaframma e dal basso ; le distorsioni massime ed i feedback delle chitarre elettriche (marchio di fabbrica dei C.S.I.) che però mantengono una grande eleganza; la linea di basso molto marcata che dà volume alla canzone. Le uniche tensioni verso l’alto sembrano essere i vocalizzi (notevoli anch’essi) di Ginevra Di Marco, seconda voce della band, incrementando la componente sacrale della canzone.
Ecco che dunque, pur mantenendo invariato il testo e quindi il significato, l’interpretazione dei C.S.I. sembra rivolgersi a qualcosa di differente. La canzone parla di una crisi che sia spirituale, sentimentale (nel senso più importante del termine), d’identità , di un turbamento interiore e di una ricerca di se stessi verso qualcosa di esterno. Se la versione di Battiato, come detto, tende verso l’alto, disegnando un destinatario del contenuto quasi angelico, quella dei C.S.I. sembra riferirsi a qualcosa di imponente e incombente che parte dal basso e sviluppa in verticale; allo stesso tempo la gravità (in senso musicale) della loro versione sembra fare i conti con ciò che è ancora dentro il soggetto piuttosto che verso qualcosa di esterno.
E sono cambi di prospettiva, nel rispetto della canzone originale, e/o rivisitazioni musicali come queste che rendono alcune cover degne di considerazioni ed attenzione.