Titolo originale East of Eden, il film è stato diretto da Elia Kazan e tratto dall’omonimo romanzo scritto del 1952 di John Steinbeck. È la prima pellicola a colori del regista e segnò l’esordio dello straordinario James Dean e valse l’Oscar al migliore attore non protagonista per Jo Van Fleet.
Alla scoperta che la madre è viva e gestisce una casa d’appuntamenti, le reazioni dei figli sono contrastanti: Cal mostra di non risentirne ed anzi le chiede un prestito che dovrebbe poi servire al padre per tamponare un dissesto economico; Aaron invece ne è sconvolto e si arruola volontario nell’esercito.
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12. La maschera di ferro, Randall Wallace (1998)
The Man in the Iron Mask è un film del 1998 diretto da Randall Wallace, liberamente ispirato al romanzo Il visconte di Bragelonne di Alexandre Dumas e la Scimmia non poteva esimersi dal mettere in classifica anche questa piccola perla della nostra infanzia.
Nel 1662, alla morte del cardinale Mazzarino, Luigi XIV ha da un anno assunto il regno della Francia in prima persona, e governa da autentico despota, emanando leggi che favoriscono esclusivamente i governanti e danneggiando il popolo affamato. Al suo servizio non ci sono più i tre moschettieri Aramis, Portos e Athos, che hanno preso strade diverse, e solo D’Artagnan non demorde e continua a servire il sovrano. Il trio però è a conoscenza dell’esistenza di un fratello segreto del Re Sole, imprigionato fin dalla nascita nei bassifondi fognari di Versailles con una maschera metallica che gli permette solo di vedere e respirare.
DiCaprio, il buono e il cattivo della favola, gioca bene con disinvoltura il ruolo gemellare, mettendo in scena l’impudenza, l’arroganza e il sadismo del Re Sole, così come la bontà e il coraggio del fratello reietto.
Consigliabile agli studenti che stanno affrontando la storia francese del XVII secolo e agli appassionati di romanzi ottocenteschi che raccontano le avventure picaresche e di quel periodo.
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13. Rocco e i suoi Fratelli, Luchino Visconti (1960)
Diretto da Luchino Visconti ispirandosi al romanzo Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori, Rocco e i suoi fratelli è stato selezionato uno dei 100 film italiani da salvare.
Il titolo del film è un duplice omaggio al libro Giuseppe e i suoi fratelli di Thomas Mann e il nome di Rocco Scotellaro, che descrisse nelle sue poesie la condizione dei contadini meridionali, e di cui Visconti era un grande estimatore.
Nel film, la storia di cinque fratelli emigrati al nord è il pretesto drammaturgico per un potente affresco sullo sradicamento dei meridionali, con toni da tragedia greca.
Rimasta vedova, la lucana Rosaria Parondi si trasferisce a Milano per raggiungere il primogenito Vincenzo con gli altri quattro figli maschi: Simone comincia una carriera nella boxe, Rocco fa il garzone in una stireria, Ciro va a lavorare in fabbrica e Luca, il minore, rimane a casa con la madre. L’ossessione di Simone per una prostituta, della quale si invaghirà anche Rocco, cambierà le sorti del nucleo familiare.
I cinque fratelli vengono presentati, durante la narrazione, in abbinamento alle cinque dita della mano, di cui Rocco rappresenta il dito medio.
14. Rusty il selvaggio, Francis Ford Coppola (1983)
Rumble Fish è un film del 1983 diretto, prodotto e co-scritto da Francis Ford Coppola, basato sul romanzo di S. E. Hinton.
Con la coppia di fratelli Matt Dillon, nel ruolo di Russell “Rusty” James e Mickey Rourke, “Motocycle Boy”, la pellicola è una vera e propria pietra miliare del cinema americano.
La storia narra le peripezie del sedicenne Rusty, che trascorre le giornate nei sobborghi in cui è cresciuto alla vana ricerca di un’identità definita per affrancarsi dal disagio in cui è immerso suo malgrado. Rusty sogna la California nel tentativo di emulare il fratello, considerato un vero e proprio mito nel quartiere.
Il confronto tra i due giovani è difficile e doloroso, ma pieno di significato simbolico.
Usando la pellicola in bianco e nero ad elevato contrasto, con alcuni inserti a colori non casuali, il film riflette in pieno il disagio e l’angoscia esistenziale di chi è nato ai margini, ma con un ritmo narrativo degno di una marcia militare.
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15. I pugni in tasca, di Marco Bellocchio (1965)
Torna Bellocchio, con il suo film d’esordio all’età di ventisei anni. Anch’esso selezionato tra i 100 film italiani da salvare, I pugni in tasca è film manifesto, per certi versi anticipatore della contestazione sessantottina.
Quattro fratelli vivono in una grande villa di famiglia sulle colline del Piacentino con la madre cieca. Augusto, il maggiore, è l’unico ad avere un lavoro; Giulia ne è morbosamente innamorata; Leone è affetto da ritardo mentale e Ale dal carattere nevrotico e solitario. Proprio quest’ultimo farà saltare i già precari equilibri familiari.
Bellocchio ha portato qui in scena la violenza trattenuta (come suggerisce il titolo), pronta ad esplodere di una generazione che stava acquisendo la consapevolezza della necessità di uscire dagli angusti limiti dell’istituzione familiare e priva di modelli positivi cui riferirsi.