A volte non è facile superare il periodo adolescenziale, soprattutto nelle High School americane dominate dalla perfidia e vanità, da invidia e paura, e chi non si attiene al modello universalmente accettato è costretto a soggiacere a continue umiliazioni e persecuzioni. Sappiamo che tutto ciò non è solo un clichè ormai diffuso da telefilm e drammi adolescenziali, ma da reali e tremendi fatti di cronaca che solitamente hanno come palcoscenico le scuole; dimostrando che in quel piccolo universo sociale non c’è spazio per chi percorre strade alternative.
È il caso di Carrie White (Sissy Spacek), figlia di una donna mentalmente disturbata (Piper Laurie) che, dopo essere stata lasciata dal marito e padre di Carrie, è divenuta una terribile e fanatica religiosa che cerca di imprimere nelle mente della figlia l’idea che il mondo sia governato dal peccato. Così per l’inconsapevole ragazzal’arrivo della prima mestruazione nelle docce della scuola viene vissuto come un evento traumatico. Miss Collins (Betty Buckley), l’insegnate di ginnastica, prende le sue difese ma il tentativo di punire la cattiveria delle compagne ottiene l’effetto opposto: la perfida Chris (Nancy Allen) esclusa dal ballo di fine anno si vendica sulla povera Carrie, provocando orribili ripercussioni. Infatti, nel mentre, Carrie scopre di possedere incredibili capacità telecinetiche. Questi poteri aggiunti alle infinite umiliazioni subite, trasformano un’innocua ragazza in una bomba pronta ad esplodere.
Dopo piccoli successi come Sisters(1973), Phantom of the Paradise (1974) e Obsession (1976), al suo decimo lungometraggio Brian De Palma dimostrò, una volta per tutte, di essere un grande regista. Malgrado la spaventosa locandina del filmche ritrae Sissy Spacek ricoperta di sangue, Carrie non è una comune pellicola dell’orrore, l’ansia che nasce all’interno dello spettatore è dovuta in primis dalla stupida cattiveria dell’insopportabile gruppo di adoloscenti capeggiati ed interpretati da John Travolta e dalla futura moglie di De Palma, Nancy Allen. Il film però non è neppure una denuncia contro il sistema scolastico americano, ma è soprattutto un thriller di cui lo spettatore conosce l’epilogo fin dalla scena iniziale. Da questo lato appare evidente come De Palma, che si impegna a tenere in ansia il suo pubblico, strumentalizzi a proprio piacere le aspettative voyeuristiche dello spettatore. Il regista gioca abilmente con il desiderio del pubblico di veder resa giustizia, alle sofferenze e ai soprusi subiti dalla protagonista, assieme all’avvicinarsi del tanto atteso ballo di fine anno, che nell’ultima parte della pellicola convergerà verso l’apice dell’orrore.
L’epilogo infernale è manieristico, ricco di effetti speciali e di sequenze da antologia: scene al rallentatore, illuminazioni ad effetto, split-screen e primissimi piani innalzano a cifra stilistica ciò che altri registi avrebbero considerato un inutile spreco di risorse. Stupisce il fatto che il film sia girato con un budget di appena due milioni di dollari, una limitazione che costrinse il regista a rinunciare alla totale distruzione della città, come riportato dal finale del romanzo. Questo però non influì assolutamente sull’importanza di Carrie che risulta ad oggi una delle più riuscite trasposizioni tratte dai romanzi di Stephen King econsiderato dallo stesso autore addirittura meglio del bestseller, soprattutto grazie al talento visivo ma allora pressoché sconosciuto di De Palma.
Un regista capace di creare atmosfere da incubo grazie anche alle incalzanti musiche di Pino Donaggio e alla recitazione eccelsa del cast, su tutti quella di Sissy Spacey, smarrita e allo stesso tempo inquietante ma dotata di una forza interiore enorme, celata dietro ad un aspetto esteriore timido e fragile; indimenticabile. Il film fu inoltreil primo horror in assoluto candidato agli Oscar nel 1977, il regista De Palma non vinse ma portò a casa due nomination per le magistrali interpretazioni della Spacek e di Piper Laurie.