Gli Awolnation sono arrivati al loro terzo album. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, riascoltatevi Sail, e vi tornerĂ subito la memoria. Il complesso alternative/synthpop guidato da Aaron Bruno ha affrontato, nel giro di sette anni, una lenta evoluzione stilistica. Passando per successi piĂ¹ o meno forti, ma sempre con un forte senso della melodia.
Infatti gli Awolnation, per ammissione stessa di Bruno, sono come un gruppo pop, nato per cantare canzoni orecchiabili e facilmente fruibili. Cioè non toglie una certa originalitĂ nel loro stile, che com’è tipico degli americani, spesso va sul “macho”. Abbiamo quindi riffoni di chitarra abbinati a intrecci di tastiere anni ’80, ed occasionalmente cantato in scream.
Questo nei primi due album del gruppo, Megalithic Symphony (2011) e Run (2015). Se non li avete ancora sentiti recuperateli, ma evitate se siete allergici ai ritornelli orecchiabili. Ora, con Here Come the Runts, gli Awolnation affrontano un cambiamento.
L’album segnala un deciso spostamento verso il roots rock americano.
Blues, folk e country fanno prepotentemente il loro ingresso nelle sonoritĂ degli Awolnation. Questo tipo di spostamento stilistico è tipico di artisti americani che sono sulla scena da un pĂ², e che non sono troppo radicali. Prima o poi, essi finiscono con l’abbracciare le radici musicali della loro terra.
In Here Come the Runts, questi elementi si mischiano ad un hard rock/alternative rock piuttosto di maniera, ma che tuttavia non riesce per niente male. Ecco allora l’alternative blues di Seven Sticks of Dynamite, l’hard/folk di Table for One, la filastrocca di Handyman. Anche in Miracle Man, per esempio, abbiamo il nostro vecchio amico, il giro di blues (hello again, 1956).
Si nota anche una crescente complessitĂ nelle composizioni.
Sia la traccia di apertura, Here Come the Runts, che quella di chiusura, Stop That Train, sono composte da varie sezioni che si alternano, con cambi di velocitĂ .
L’elettronica viene relegata ad un ruolo marginale, emergendo specie nella breve digressione Sound Witness System. Le tastiere hanno solo un ruolo di contorno, comparendo occasionalmente qua e lĂ .
Il risultato complessivo? Certamente piĂ¹ che buono. Chi ha seguito il gruppo nella sua evoluzione, non sarĂ deluso da Here Come the Runts. Aaron Bruno si dimostra sempre piĂ¹ sicuro del proprio songwriting, capace di muoversi con disinvoltura tra vari linguaggi senza perdere di vista il quadro generale. Ossia, dimostrandosi sempre in grado di scrivere canzoni che funzionano, a piĂ¹ livelli.
Aaron Bruno è uno degli artisti che stanno costruendo l’alternative contemporaneo, e non accorgersene, evitando di ascoltare album come Here Come the Runts, è davvero un peccato.