La band di Francesco Bianconi è, nel bene e nel male, uno dei capisaldi della musica indie-rock italiana del nuovo millennio.
Nella nostra rubrica Band in Italy, in cui vi presentiamo alcune delle band più importanti del moderno panorama musicale nazionale, oggi analizzeremo i Baustelle.
Anche per questo gruppo gli ascolti che utilizzeremo come linee guida saranno tre.
1. Un brano pubblicato nei primi anni di attività.
2. Un singolo rappresentativo, scelto sull’intera discografia.
3. Una canzone dell’ultimo album per evidenziarne la dinamica evolutiva.
I Baustelle nascono nel 1996 a Montepulciano, nella provincia di Siena, dalle idee del giovane musicista e autore Francesco Bianconi. L’artista nel progetto cerca di integrare la propria passione per il cantautorato e il pop anni Cinquanta e Sessanta, con quella per la new wave, il britpop e la musica indie internazionale. La formazione definitiva, alla quale si arriverà solo nel 2005, vede al suo fianco la bravissima cantante Rachele Bastreghi e il chitarrista Claudio Brasini.
Dopo le prime registrazioni e i primi Ep autoprodotti, nel 2000 i Baustelle pubblicano il primo album in studio intitolato Sussidiario illustrato della giovinezza.
I testidi Bianconi sono originali, attuali, differenti per i molteplici temitrattati.
Sono ricchi di romanticismo e di citazioni legate al cinema, alla letteratura, alla poesia e alla tradizione musicale italiana e straniera. Queste liriche sono frequentemente elogiate da una buona parte di critica e pubblico. D’altro canto vengono invece additate come elitarie e pretenziose da un’altra consistente fetta di pubblico che vede nei Baustelle e in particolare in Bianconi l’esempio del radical chic per eccellenza.
Le musiche sono il risultato di un mix di elementi e influenze da moltissimi generi differenti. È difficile definire il genere dei Baustelle, limitarsi all’Indie-Pop sarebbe riduttivo. Da Sussidiario al recente L’amore e la violenza troviamo sonorità britpop, new wave, rock, elettronica e dance. Il tutto coniugato con effetti ed atmosfere vintage, che richiamano a quegli anni Cinquanta e Sessanta tanto amati dal frontman.
Andiamo ora ad ascoltare le tre canzoni scelte per rappresentare la band.
1. La canzone del riformatorio – Sussidiario illustrato della giovinezza (2000)
“E non vedevi
che la paura mi
portava via
la libertà
di non amare”
Sussidiario illustrato della giovinezza è un album fresco e intrigante, un’opera prima eccellente con la quale i Baustelle si presentano sulla scena musicale italiana come una delle prime novità del millennio.
Il disco, ancora leggermente acerbo nelle sonorità di alcune tracce, è completo e ben definito nelle intenzioni, nel significato e nei contenuti.
Tra le altre canzoni interessanti troviamo Gomma, Le vacanze dell’ottantatre, Sadik e La canzone del parco.
“Amore fra cinque anni dove andrò?
e tu chi sarai e chi saremo noi?
fuori dal riformatorio”
La canzone del riformatorio è uno dei pezzi storici della band toscana. Adolescenza, amore, violenza, alcolici ed eroina. Il testo, inizialmente quasi sussurrato da Bianconi, è la riflessione di un ragazzo in riformatorio per l’aggressione alla sua ragazza. Il pentimento, la malinconia, la paura del futuro emergono con una forza straordinaria dalle parole del giovane, di fronte alla foto della sua amata, appesa alla parete della stanza.
La musica è decisamente, per alcuni eccessivamente, ispirata alle canzoni e allo stile dei Pulp di Jarvis Cocker, al quale Bianconi sembra anche visivamente voler assomigliare. In tutto l’album è innegabile l’influenza di Common People, Disco 2000 e di altri successi dell’album Different class del 1995. Dal cantato, alle tastiere al sintetizzatore, dai ritmi trascinanti alle melodie orecchiabili tutto sembra rimandare ai Pulp. Nonostante ciò, il risultato è un buon lavoro e i Baustelle con questo disco sono riusciti a portare in Italia delle sonorità che in quel momento erano poco presenti, o lo erano solo nella scena underground.
2. Un romantico a Milano – La malavita (2005)
“Mamma
che ne dici di un romantico a Milano?
fra i Manzoni preferisco quello vero: Piero”
La Malavita è il primo album dei Baustelle con una major discografica. Con le nuove risorse a disposizione, la band può provare ad esprimere al meglio tutte quelle influenze e quelle sonorità che ne caratterizzano la scrittura e la composizione. Il risultato è un disco di successo, che permette al gruppo di affermarsi a livello nazionale, senza però alterarne le caratteristiche fondamentali.
Colme come sempre di citazioni e riferimenti, di emozioni e malinconia, sono molte le canzoni da ricordare. Tra le principali troviamo La guerra è finita, Il corvo Joe, Revolver e Sergio.
Un romantico a Milano è la canzone che meglio rappresenta l’album. L’atmosfera disincantata della città di Milano, il dandy, i luoghi comuni della società borghese e molto altro, il tutto racchiuso nelle parole di Bianconi. Aperitivi, abbigliamento alla moda e sentimenti chiaroscuri che diventano l’inno rappresentativo dei Baustelle.
Il ritmo e la melodia delicata delle strofe trascinano con forza l’ascoltatore fino a sfociare nella dichiarazione d’amore-odio del ritornello. Le sonorità della base sono semplici e precise, si può notare su questo fronte un notevole miglioramento rispetto all’album d’esordio.
3. Betty – L’amore e la violenza (2017)
“Betty ha talento, sa ballare
Con l’amore e la violenza
Vive bene, vive male
Non esiste differenza
Tra la morte di una rosa e l’adolescenza.”
Nel 2017 i Baustelle pubblicano il loro settimo album in studio, intitolato L’amore e la violenza. La band è maturata molto, sia nelle liriche che nei suoni, ma ha mantenuto saldamente le caratteristiche portanti. Tra semplici ritratti universali della vita di tutti i giorni e racconti drammatici d’attualità, Bianconi riesce ancora a rappresentare la società e la realtà in modo efficace e poetico.
Tra i brani più interessanti del disco troviamo Il vangelo di Giovanni, Amanda Lear, La musica sinfonica ed Eurofestival.
“Betty ha sognato di morire, sulla circonvallazione
Prima ancora di soffrire, era già in putrefazione
Un bellissimo mattino, senza alcun dolore
Senza più dolore.”
Betty è una canzone capace di emozionare l’ascoltatore. I dolori di una ragazza qualunque, ben interpretata nel videoclip dall’attrice Valentina Violo, raccontati dal perfetto mix delle voci di Bianconi e Rachele.
Per comprendere il significato della canzone possiamo leggerne la descrizione del frontman.
“Un’eroina del nostro tempo. Ha un profilo Facebook con 5000 amici, mille impegni e niente da fare. Tutti siamo un po’ Betty: me la immagino una ventenne, ma a volte anch’io mi sento una marionetta buttata di qua e di là, non riesco a fare il puro come vorrei. Mi scrivono su Facebook e rispondo, vado nei posti dove c’è gente, sono in balia di questo mondo del cazzo. Non mi sono mai visto morto sulla circonvallazione, questo no”.