Al suo sesto film da regista Dario Argento affronta il genere horror trasponendo su schermo uno dei suoi incubi primordiali. “Avevo sei anni, ogni sera dopo cena salutavo i miei genitori e andavo a letto. La mia camera era dall’altra parte dele casa. Per raggiungerla dovevo percorrere un corridoio buio con porte su entrambi i lati. Mi terrorizzava. Ogni porta socchiusa davanti a cui passavo era una minaccia dietro a cui si nascondevano pericoli sconosciuti. Forse è da li che sono nati i miei incubi”.
Trent’anni più tardi vedremo nascere Suspiria, costruito come un labirinto interminabile di porte che la giovane americana Susy Benner (Jessica Harper) deve oltrepassare nonostante l’oscurità e le insidie celate al loro interno. La prima porta aperta da Susy è quella dell’aereoporto dove è appena atterrata, mentre avanza verso lo spettatore viene irradiata da una luce rossa. I colori nel film sono saturi, sembrano quasi ribollire. Il regista assieme al direttore della fotografia LucianoTovoli scelsero di girare la pellicola in Technicolor nel tentativo di riprodurre gli stessi colori di Biancaneve e i sette nani della Walt Disney, ottenendo risultati indescrivibili grazie anche alle scenografie di Giuseppe Bassan.
Inizialmente vediamo la protagonista di Suspiria avanzare verso di noi. Successivamente, la cinepresa riprende le porte dal punto di vista di Susy. La soggettività è una delle prerogative dei film di DarioArgento, la macchina da presa si trasforma nei nostri occhi e cammina, si muove e si avvicina agli oggetti dal punto di vista della persona. “Voglio che lo spettatore diventi parte della scena. In ultima analisi, è lo spettatore che uccide o viene ucciso”. Così quando Susy viene inquadrata possiamo udire i rumori tipici presenti in un aeroporto, mentre invece quando vediamo inquadrate le porte dal punto di vista della ragazza sentiamo risuonare l’ipnotico motivo elettronico che ritorna per tutta la pellicola, le musiche sono dei Goblin, il gruppo che aveva già lavorato con Argento in Profondo Rosso. Nel frattempo che la giovane protagonista attraversa le porte istantaneamente viene inquadrato il meccanismo di apertura e in sottofondo udiamo il sibilio prodotto da quest’ultimo. L’alternanza tra i rumori e la musica melodiosa, tra inquadrature pacifiche e improvvisi tagli creano nello spettatore un senso di inquietudine. Appena uscita dall’aeroporto, la giovane protagonista viene travolta dalla pioggia e dal rumore del vento.
Questo è lo schema principale che caratterizza Suspiria, la successione di immagini e suoni che ingannano lo spettatore in una finta quiete con improvvisi colpi di movimento e rumori spaventosi che generano terrore. Susy arriva all’accademia dove spera di perfezionare la sua tecnica, incontra Miss Tanner (Alida Valli) e la vicedirettrice Madame Blanc (Joan Bennet). Da li si susseguono le morti del pianista cieco Daniel (Flavio Bucci) e della studentessa Sarah (Stefania Casini), mentre la protagonista Susy a sua insaputa viene drogata durante la notte.
La trama è ridotta all’osso e i dialoghi sono abbastanza banali, il punto di forza che lo eleva verso vette altissime è senza dubbio l’autentica armonia di colori, suoni, musica e movimenti che lo trasformano in un sogno angoscioso. Verso la fine della pellicola Susy varca sette porte oscure fino ad arrivare a scoprire il terribile segreto dell’accademia, che si rivela essere un covo di streghe. Suspiria è un concentrato unico di emozioni e sensazioni, affiancate dalla regia di Dario Argento che opta per uno stile ricercatissimo ma mai pomposo, l’unico punto debole si rivela essere la sceneggiatura, scartata però a priori dal regista il cui interesse è chiaramente rivolto soprattutto all’impatto visivo e alla ricerca dell’autentico terrore.