Lo sbarco al cinema dei The Jackal secondo noi poteva essere largamente evitato.
Dopo i successi su youtube e l’essere diventati una vera e propria società di creazione e distribuzione di filmati virali i “The Jackal” debuttano al cinema con un film coraggioso ma con tanti difetti.
Quando si passa da un mezzo di comunicazione ad un altro il passaggio può essere pieno di problemi. I “The JackaL” dopo il successo su youtube debuttano sul grande schermo con un film e lo fanno complicandosi la vita ulteriormente con un genere, che, in Italia, è poco utilizzato: la fantascienza. Si tratta di coraggio e di una forte considerazione delle proprie abilità e mezzi. Il debutto, sebbene non sia da bocciare completamente, sicuramente non è riuscitissimo.
Come tutti i comici che passano dal cabaret al grande schermo, e quindi da interventi di pochi minuti a una durata cinematografica, la prova più grande è rappresentata dal dover esser divertenti o, almeno, non noiosi per tutta la durata del film tenendone il ritmo. Per diversi tratti del film, infatti, il ritmo cala e tutta la pellicola ne risente. Le scene e i concetti divertenti sembrano essere “stirati” per coprire un arco temporale più lungo rispetto al solito.
La storia, non originalissima, ma volutamente elementare sbeffeggiandone il genere, ha qualche riferimento a personaggi e situazioni già utilizzate nei filmati pubblicati su youtube. Niente di male ma bisogna anche saperli raccordare all’interno di una visione più ampia altrimenti scaturiranno lo stesso solito effetto: una risata per qualche secondo per chi la vede la prima volta, un sorriso più o meno abbondante in relazione all’assuefazione a certe situazioni.
Se c’è un aspetto che spicca per bellezza su tutto il film è sicuramente quello riguardante la scenografia e gli effetti speciali in particolare. Una Napoli molto ben fotografata e base spaziale, armi futuristiche, robot, e quant’altro di prima qualità. A tratti sembra di essere in un “Galaxy Quest” tutto nostrano.
In realtà c’è un secondo aspetto positivo del film: la presenza di Gigi D’Alessio. Ebbene sì, vederlo preso in giro più e più volte per la sua musica fa ridere più di uno spettatore e, forse, è la parte più azzeccata del film. Un’opera, la prima dei “The JackaL” che non lascia granché allo spettatore, delude le aspettative, cerca inutilmente di sovraccaricare una recitazione che non trova spazio al cinema. Volontario o involontario che sia il risultato è quello di avere un film che è alieno rispetto sia alla comicità che alla fantascienza e distante anni luce da un’originalità che il pubblico aspettava.
Avremmo potuto incollare qui la recensione del cinepanettone dello scorso anno e, forse, non ve ne sareste accorti. Natale da chef è il non-cinema che tutti ci aspettavamo.
Puntuale come il Santo Natale, arriva nelle sale italiane il cosiddetto“cinepanettone”. Negli ultimi anni questo tipo di film si è moltiplicato, proponendo diverse varianti in perfetto stile natalizio: il cinepandoro, il cinepanettone senza canditi, ecc arrivando a trasformarsii anche in cinematrimonio. Sempre in giro per il mondo riguardo alle vacanze di Natale, questa nuova incarnazione del cinepanettone, quest’anno, non va da nessuna parte. O meglio, si rinchiude tra le mura di una cucina e, il viaggio, è tra i sapori e i gusti che propone lo chef.
“Natale da chef” risponde bene solo in alcuni passaggi e non sempre fa ridere. Qualche situazione comica può far sorridere e, invece, qualche trovata, originale o meno, fa storcere il naso per quanto possa essere considerata di bassa levatura e anche inutilmente irrispettosa. Per affrontare l’irriverenza di certe battute di “Natale da chef” bisogna, con onestà, ricordarsi anche di tutti quei film americani che utilizzano l’ironia e il politicamente non corretto. Molti di questi film vengono osannati o diventano dei piccoli cult. Non è questo il caso del nuovo film diretto da Neri Parenti e non perché alcune battute son divertenti, ma perché forse, risultano alquanto telefonate.
Se i giochi di parole si sprecano e faranno felici i più spensierati, le battute dichiaratamente sessiste non vengono nascoste e prendono di mira anche la politica internazionale, una delle vittime preferite, citata più volte è la moglie di Macron.
Accanto alla storia principale del cuoco Saporito vi sono delle storie che si fanno apprezzare ma senza un grande motivo per la trama generale. Per quanto riguarda la sceneggiatura tutto già visto ma per esempio le scene con protagonisti Laura Micheletti interpretata da Francesca Chillemi e Filippo Tosti interpretato da Dario Bandiera, hanno una buona dinamica seppur sfruttando stratagemmi risaputi.
Mentre appare disturbante la comicità di Enzo Salvi è, invece, particolare la caratterizzazione che fa Paolo Conticini del suo ingenuo Felice Becco. Notevole la presenza recitativa di Barbara Foria. Da menzionare poi la partecipazione di Milena Vukotic.
“Natale da chef”, in fin dei conti, è esattamente quanto ci si può aspettare da un cinepanettone targato Parenti & Boldi nel bene e nel male. In termini culinari è un piatto riscaldato nuovamente riscaldato. Composto da comicità trita e ritrita rimane fuori tempo massimo in quasi tutto: sessismo spicciolo, razzismo qua e là, volgarità quanto basta. Qualche risata e poco più senza troppe pretese, che, se non basta per essere un film sufficiente rispetto al panorama cinematografico moderno, è sicuramente abbastanza per poter passare un’ora e mezza senza pensieri…nemmeno quello di cosa cucinare, vi sarà passato l’appetito.