I peggiori film del 2017 secondo la Scimmia

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E’ doveroso introdurvi adeguatamente ad uno degli articoli più attesi, e parallelamente discussi, dell’anno, quella sui film peggiori del 2017.

Innanzi tutto, come più spesso abbiamo tenuto a precisare, è fondamentale dare alle classifiche il valore che meritano. Se da una parte sono un utile strumento per avere una panoramica su un determinato gruppo di film o simili, dall’altra possono rappresentare un approccio che semplifica e sminuisce alcune opere, dovendole forzatamente metterle a paragonandole con altre. Per noi sono principalmente un gioco, un modo divertente di classificare i film usciti quest’anno e vedere che ne pensate.

Quando si realizza una classifica dei peggiori prodotti che l’industria cinematografica ci ha regalato nell’ultimo anno, è ovvio che sia più di interesse rivolgere lo sguardo a film che sono arrivati nelle sale e dei quali si è maggiormente parlato. Al contrario per le classifiche dei migliori film è più interessante proporre talvolta titoli poco conosciuti che meriterebbero maggiore visibilità. Tutto si riconduce ad un discorso di ruoli. Ogni forma di cinema ha una proprio livello di dignità, ma non sempre questo va di pari passo con il loro destino. E’ per questi motivi che in classifica troverete alcuni film che non hanno meritato la nomina per il proprio valore intrinseco, ma per aver disatteso le aspettative che in essi erano riposte.

Poscritto: in questa lista mancano all’appello alcuni film che avrebbero sicuramente meritato una posizione o almeno una menzione. Se non appaiono non significa che li riteniamo film di qualità, semplicemente non erano stati visti da un numero di redattori sufficiente a farci prendere in considerazione la loro candidatura. Parlo di pellicole di sicuro valore come Supervacanze di Natale, Emoji Movie, Geostorm, Il ritorno di Xander Cage e altre. Inoltre, postilla importante, in classifica troverete solo film prodotti nel 2017. La selezione non è vincolata all’uscita nelle sale italiane.

Siamo a lavoro anche per la classifica sui migliori film del 2017, ma siamo costretti a posticiparla per permettere a tutti i redattori di vedere anche i film in uscita nelle sale italiane nelle prossime settimane. Stay tuned!

17) Alien: Covenant, di Ridley Scott

Apriamo le danze con un prequel/sequel illustre: Alien: Covenant di Scott.

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Alien: Covenant, di Ridley Scott, è l’ultimo capitolo della nota saga di  Alien, una delle pellicole più attese di quest’anno, opera che doveva rilanciare la nuova saga sullo xenomorfo, iniziata con il mediocre Prometheus uscito nel 2012. Obiettivo che fallisce totalmente, l’opera infatti è stata un’amara delusione per molti fan, nonostante l’approvazione di parte della critica.

La pellicola è un prequel della pellicola cult Alien (1979). L’astronave USCSS Covenant, in missione di colonizzazione planetaria durante il suo viaggio riceve una segnalzione di soccorso da un pianeta sconosciuto; pianeta che appare perfetto per la colonizazzione. Ben presto i membri dell’equipaggio si accorgeranno che non è un pianeta così ospitale; infatti dopo alcune agghiaccianti rivelazioni i membri dell’equipaggio della Covenant cercheranno disperatamente di fuggire dal pianeta.

Il film malgrado la magistrale regia di Scott e l’ottima fotografia, appare come una “parodia” del primo grande capitolo della saga diretto da Scott stesso. I personaggi risultano poco credibili e privi di ogni caratterizzazione, miseri fantocci destinati a morti coreografiche prive di suspense e tensione. Scott, in aggiunta, prova ad arricchire la trama ponendo al centro dell’attenzione gli androidi Walter e David (interpreati da Michael Fassbender) e aggiungendo nuove variazioni nel noto xenomorfo; è qui però che inevitabilmente finiscono marginalizzati gli alieni , moltiplicati in numero come in Aliens ma decisamente ridotti in importanza, peso e terrore.

Tutto ciò combinato con una sceneggiatura caotica e priva di originalità rende la pellicola totalmente deludente e prevedibile, rendendo incerto il futuro della nuova saga prequel introdotta per svelare le origini della temibile creatura aliena.

(a cura di Francesco Russo)

 

16) Star Wars: Gli ultimi Jedi, di Rian Johnson

Tocca ad un film che non ha bisogno di presentazoni. Al netto di qualche buona idea visiva, Star Wars: Gli Ultimi Jedi ci ha deluso fortemente, ritagliandosi un meritato posto ad inizio classifica.

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Star Wars: Gli Ultimi Jedi è forse uno degli ospiti più indesiderati in questa classifica ma è inevitabile sentirsi delusi e traditi dal destino di un prodotto, come quello di Star Wars, che tutto sommato aveva fatto la del cinema grazie anche ad uno stile ben più elegante di quello mostrato ora dalla nuova produzione Disney. Gli Ultimi Jedi non è un film totalmente da bocciare, ma è ben lontano da quello che avremmo desiderato, è ben lontano da quanto dimostrato con Rogue One.
Sulla scia del Risveglio della Forza, Gli ultimi Jedi non si schioda dagli errori del primo capitolo della nuova trilogia e anzi, scava a fondo, fino a candidarsi come peggior film della space opera più famosa di sempre. L’amara realtà di The Last Jedi è che, oltre ad essere il peggiore è anche quello che più si avvicina ad essere un film brutto, salvato solo da un comparto tecnico all’altezza (e ci mancherebbe altro!), visti anche i 200 milioni di dollari investiti.
Il primo evidente problema del film è l’amaro sapore del capitolo centrale, quello senza un inizio e senza una fine. L’episodio non riesce a slegarsi dalla trama principale, pur provandoci, con impacciatissimi risultati.
Difficile trovare un’idea nuova in The Last Jedi, che come tutta la nuovissima trilogia, continua a copiare prepotentemente l’ossatura narrativa e i temi dei precedenti episodi. L’impero insegue i ribelli, mentre l’unica speranza dei buoni è in cerca delle vie della forza in un luogo mistico dove dovrà scoprire il lato chiaro e fuggire quell’oscuro (Dagobah sei tu?). Kylo Ren è sempre più un nostalgico feticcio di Anakin Skywalker, ma se non altro Adam Driver è tutt’altra pasta di attore rispetto ad Hayden Christensen, una delle poche note positive di questa nuova saga.
Ed ora che Disney è padrona, la nuovissima trilogia ha anche assunto la sgradevole puzza dell’operazione di puro marketing, con un palco personaggi affollatissimo dove davvero non si può lasciare indietro nessuno, pena la vedita di troppi pochi Funko Pop. Dunque avanti con Maz (protagonista di un’imbarazzante videochiamata), Snoke (il cattivo più fuffa della storia del cinema), Phasma (la cui presenza nella saga è ancor più inutile di quella di Jar Jar), Rose (per le pari opportunità e per provare a giustificare un po’ di più una side story costruita in maniera davvero goffa), Holdo e DJ (per innalzare il livello del cast con Laura Dern e Benicio del Toro), Chewbecca, Yoda, C3PO ed R2D2 (per non lasciare indietro proprio nessuno). Senza scordare il memorial per Carrie Fisher, protagonista nelle idee degli sceneggiatori, ma poi messa da parte per metà film con la scusa dell’incidente da cui si salva con una mossa alla Superman che di filsofia Jedi ha ben poco. Perché sì, bisogna svecchiare e rinnovare, e Rian Johnson, che fa la figura dell’adolescentecon la Ferrari sotto il culo, svecchia e rinnova nel più trash dei modi, con proiezioni astrali, levitazione e immortalità.
A coronamento: una parte centrale che, con la side story a farla da padrone, ha più buchi di un groviera.
Belli i film fatti interamente dai produttori eh? L’anima del cinema.

(a cura di Lapo Maranghi)

 

15) L’uomo di neve, di Tomas Alfredson

La presenza di Fassbender non è sufficiente a permettere la fuga dalla noia di questo film. ecco perchè al 15esimo  posto troviamo L’uomo di neve.

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Il film è tratto dal romanzo ‘L’uomo di neve’ di Jo Nesbo e racconta la storia di un assassino che firma i suoi omicidi decapitando i malcapitati. Le indagini sono assegnate ad Harry Hole, detective con un problema con l’alcool. Per iniziare una breve analisi c’è l’imbarazzo della scelta, L’uomo di neve è pieno zeppo di elementi che non funzionano. Appare evidente dopo la visione che c’è stato qualche problema con la scrittura della sceneggiatura partendo dal romanzo, perchè in alcuni punti non si capisce cosa si sta guardando, un lavoro troppo approssimativo. Per non parlare poi dei dialoghi, di una banalità imbarazzante. La messa in scena poi non aiuta: il film è stato girato in Norvegia, di conseguenza ci si aspettava una fotografia gelida e mozzafiato; nemmeno per sogno! La neve diventa un elemento quasi fastidioso ed è palese che il regista, o anche il direttore della fotografia, non è stato in grado di sfruttare. Il ritmo è scadente: si ha la sensazione che il film ingrani da un momento all’altro, purtroppo però ciò non accade. Nel ruolo del detective Harry Cole c’è Michael Fassbender: l’attore sceglie un progetto insulso dove all’interno interpreta un personaggio altrettanto insulso, stereotipato al massimo. Primo passo falso nella filmografia di Tomas Alfredson, regista del suddetto, che ci aveva regalato invece due grandi film: l’horror Lasciami Entrare e l’ottimo film di spionaggio La Talpa. Se soffrite d’insonnia, L’uomo di neve fa per voi. 

(a cura di Francesca Moretti)

 

14) Assassinio sull’Orient Express, di Kenneth Branagh

Come trasposizione del grande romanzo giallo di Agatha Christie sarebbe stato lecito aspettarsi di più, ma Branagh svolge il compitino e fa un film per i boxoffice.

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Assassinio sull’Orient Express è forse un altro dei film che merita meno di stare in questa classifica per quello che è il suo valore superficiale, tuttavia trova spazio al 14esimo posto per via della grossa delusione regalata ai fan della Christie e per il mediocre lavoro fatto con uno dei romanzi più celebri del secolo.
Branagh porta infatti in scena il capolavoro di Agatha Christie senza fare grossi disastri, ma dimenticando di dirigerlo con personalità. Il risultato è un film lento, piatto e statico. La sfida era sicuramente difficile: trasformare in film una storia di cui buona parte del pubblico conosce l’esito. In una situazione simile c’era sicuramente bisogno di quel qualcosa in più che sicuramente è mancato, un taglio personale, un’idea nuova.

Negli ultimi anni una buona dose di registi, molti dei quali coreani, hanno mostrato come girare un film in modo accattivante su di un treno, offrendo interessanti soluzioni nella fotografia e nei cambi di scena. Train to Busan, uno zombie movie passato troppo inosservato; Snowpiercer, di Bong Joon-Ho; una lunga scena di The Age of Shadows, di Kim Jee Woon, un magnifico film di spionaggio ambientato durante il dominio giapponese in Corea del Sud; scavando più indietro negli anni vengono alla mente altri film che hanno offerto riprese su di un treno, come Darjeeling Limited di Wes Anderson e Source Code di Duncan Jones. Tutti questi titoli hanno trovato un’interessante soluzione per esaltare l’ambiente difficile del treno, al contrario Branagh sembra essere in prigione mentre gira.

Troppi grandi attori sotto i riflettori sfuggono al controllo di Branagh, tanto che alla fine non resta niente di quasi nessuno di loro. Fatta eccezione infatti per la buona della Pfeiffer, tutti gli altri sembrano sfilare impalpabilmente sulla scena: Penelope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Daisy Ridley e Johnny Depp, per citare i più noti.

I problemi di ritmo del film sono tangibili durante tutta la durata e si palesano definitivamente nelle battute finali, quando Poirot si prodiga nello spiegone risolutivo del caso. Ecco dunque la vera scena ammazza film: quella che è un classico nei libri gialli diventa la vera croce della narrazione. Tanta noia e poca suspense. In poche rapide sequenze si arriva al termine, con un blando tentativo di Branagh di elevare il tono del film aggiungendo qualche goccia di dramma introspettivo ad un bicchierone di noia di 114’. Il film alla fine sembra un buon prodotto per i fan meno esigenti della Chrstie, chi voleva una fedele riproduzione è accontentato, ma chi si aspettava una valida e magari coraggiosa interpretazione di Orient Expres dovrà forse attendere il prossimo round.

(a cura di Lapo Maranghi)