Il gruppo di Cristiano Godano è una delle realtà più rappresentative del rock alternativo italiano degli ultimi trent’anni.
Come ogni settimana l’obiettivo della nostra rubrica Band in Italy è raccontare la buona musica italiana degli ultimi decenni, ponendo l’attenzione sulle band nostrane.
Gli ascolti che ci permetteranno di conoscere i Marlene Kuntz sono tre:
1. Un brano pubblicato nei primi anni di attività.
2. Un singolo rappresentativo, scelto sull’intera discografia.
3. Una canzone dell’ultimo album per evidenziarne la dinamica evolutiva.
Il progetto Marlene Kuntz nasce nella provincia di Cuneo alla fine degli anni Ottanta.
Nella band si sono alternati negli anni diversi musicisti. I membri storici sono Cristiano Godano, cantante, autore e chitarrista, il chitarrista Riccardo Tesio e il batterista Luca Bergia. Al basso si sono alternati moltissimi musicisti, tra i quali anche il grande Gianni Maroccolo, fino ad arrivare all’attuale Luca Saporiti.
I Marlene Kuntz fin dagli esordi dimostrano il loro valore e riescono ad entrare nella scena rock indipendente italiana, diventandone protagonisti. Un ruolo rilevante lo ha giocato anche il Consorzio Produttori Indipendenti. Questa storica etichetta, che produsse inizialmente proprio l’album Sonica dei Marlene, fu fondamentale per la crescita del rock underground italiano.
Cristiano Godano scrive testi interessanti, talvolta espliciti e discorsivi, talvolta poetici, ermetici e complessi da decifrare. Ad influenzarlo sono sicuramente le sue letture e la sua passione per la poesia e la narrativa. Tra gli autori amati da Godano troviamo al vertice Nabokov, Gadda e Updike.
La musica dei Marlene Kuntz non è semplice da definire. Un rock forte, rumoroso, distorto, intervallato da melodie più lente e malinconiche.
Tra sperimentazione sonora e influenze internazionali, con l’evidente passione per i Sonic Youth, la band piemontese riesce a costruire un suono perfetto, che negli anni successivi sarà di ispirazione per molte rock band italiane.
Andiamo dunque ad ascoltare le tre canzoni che abbiamo scelto per presentare la band.
1. Nuotando nell’aria – Catartica (1994)
“Nel letto, aspetto ogni giorno un pezzo di te
un grammo di gioia del tuo sorriso e non mi basta
nuotare nell’aria per immaginarti, se tu sapessi che pena.”
Catartica è il primo album dei Marlene Kuntz. Rimane ancora oggi una pietra miliare del rock italiano. Oltre alla qui nominata Nuotando nell’aria, sono molte le canzoni del disco a entrare per sempre nel cuore dei fan della band. Le sonorità, gli effetti e il rumore di Sonica sono il loro perfetto manifesto.
C’è poi la forza comunicativa di Lieve, canzone che piacque da subito a Giovanni Lindo Ferretti al punto da spingerlo a realizzarne una cover con i CSI, che contribuì al successo della band piemontese.
“È certo un brivido averti qui con me
in volo libero sugli anni andati ormai
e non è facile, dovresti credermi,
sentirti qui con me perché tu non ci sei.”
Nuotando nell’aria è uno dei brani più importanti dell’intera carriera dei Marlene Kuntz. La perfetta unione delle due anime della band, melodia e rabbia in musica che si mescolano in un crescendo dalla conclusione magistrale.
Da brividi l’esibizione Mtv Storytellers con l’incredibile performance al basso di Gianni Maroccolo e con Godano e i suoi in splendida forma.
L’inizio delicato, con la voce di Godano che bisbiglia le prime parole sul ritmo della batteria. Chitarre e basso entrano poi gradualmente andando a tessere la struttura che accompagna il cantato. L’esplosione finale è il vero punto di forza della canzone, l’incisività delle parole di dolore e la precisione musicale si fondono perfettamente, fissandosi indelebilmente nella mente dell’ascoltatore.
2. La canzone che scrivo per te – Che cosa vedi (2000)
“Non c’è contatto di mucosa con mucosa
eppur mi infetto di te,
che arrivi e porti desideri e capogiri
in versi appassionati e indirizzati a me”
Tra le doti che caratterizzano la band di Cuneo c’è anche la lungimiranza nel comprendere i mutamenti del mondo della musica e dei canali di comunicazione. Nel 2000 decidono quindi di permettere ai fan di seguire in tempo reale la realizzazione del loro quarto album sul sito MK 2000. Pubblicano sulla piattaforma brevi video, commenti, anteprime e permettono agli utenti di interagire. Nasce così il disco Che cosa vedi.
“Per quel che mi riguarda sei un continente obliato.
Per quel che ho visto in fondo mi è piaciuto.”
La canzone che scrivo per te è la canzone del disco più amata dai fan. Ad impreziosirla è certamente la partecipazione della cantante inglese Skin, leader degli Skunk Anansie.
Una canzone d’amore che riesce comunque a non risultare troppo scontata e smielata. Un testo coinvolgente e diretto, al quale si possono dare tante piccole diverse sfumature d’interpretazione. Godano e Skin riescono ad esprimere il concetto di amore, non solo l’amore per le persone, ma anche il profondo amore per la musica.
La musica che accompagna le loro voci è fatta di chitarre ed effetti leggeri che contribuiscono a definire l’atmosfera dolce e lievemente malinconica del brano.
3. Narrazione – Lunga attesa (2016)
“Quanto è importante la narrazione
Per farci cogliere da una vera emozione
Che ci sconvolga per bene come può fare un film”
Lunga attesa è l’ultimo album pubblicato dalla band nel 2016. Seppur i contenuti del disco non abbiano nulla di rivoluzionario o particolarmente originale, l’obiettivo dei Marlene Kuntz sembra quello di recuperare la loro anima rock, ritornando a suoni distorti e al rumore grunge degli esordi.
Un’interessante iniziativa promozionale ha caratterizzato la campagna di lancio del disco. Godano e i suoi hanno caricato su Facebook il testo del brano Lunga attesa in anteprima. Hanno poi chiesto ai fan di mandare le loro versioni della canzone utilizzando le parole dell’originale ancora inedito.
“Quanto è importante la narrazione
Per ricondurli a una qualche emozione
Che non sia il fiato populista della pancia”
Narrazioni è il brano più interessante del disco. Una canzone che si apre con un riff di chitarra distorta su cui Godano, con un cantato veloce e quasi parlato, in pieno stile Massimo Volume, esprime il proprio dissenso.
Il contrasto tra narrazione e realtà, tra presunta sensibilità ai drammi e reale menefreghismo viene sviluppato nel testo del brano.