3. La sindrome di Tôret, Willie Peyote
Davvero lodevole il lavoro di Willie Peyote. Ci troviamo evidentemente nella sfera del rap, ma si tratta di un album apprezzabile anche dai non amanti del genere.
Davvero lodevole il lavoro di Willie Peyote. Ci troviamo evidentemente nella sfera del rap, ma si tratta di un album apprezzabile anche dai non amanti del genere.
I riflessi della formazione di Willie Peyote, appartenente al rock, al cantautorato ed all’hip-hop erano già palesati nei lavori precedenti ed anche quest’album non fa eccezione.
La scrittura dei testi è anche interessante ed i contenuti non sono prevedibili. Molte riflessioni sull’attualità, sul rapporto con i social network, confermate anche dalle incursioni dello stand-up comedian Giorgio Montanini.
Abbiamo avuto il piacere di parlare a quattrocchi con lui riguardo questo suo ultimo lavoro e su molto altro. Potrete trovare l’intervista in questo articolo, mentre la recensione dell’album direttamente qui.
https://open.spotify.com/album/2HWqMseRgBcxBLwoj8KYkY
Per i Baustelle vale lo stesso discorso che per Caparezza: una piacevole conferma.
L’amore e la violenza è per quel che concerne arrangiamenti e sonorità il miglior album del 2017, segnati da una virata decisa verso l’elettronica. Questo passaggio però ovviamente non segue in modo semplicemente citazionistico gli anni ’80 e altri paradigmi dell’elettronica (come è tendenza negli ultimi tempi), per quanto i riferimenti non manchino (Battiato su tutti): vi è dunque una rielaborazione personale che porta i Baustelle a non snaturarsi bensì ad arricchirsi ulteriormente. Unica pecca, i testi che possono, ma non necessariamente, risultare un po’ macchinosi e creare distacco.
E poi come sempre, marchio di fabbrica dei Baustelle, le voci di Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi si sposano alla perfezione nei cori.
https://open.spotify.com/album/2p4CGlkzgV0Kkpf4WGwr0l
Ma la prima posizione spetta a Brunori Sas, che sembra essere riuscito a compiere definitivamente il salto di qualità e ad essere considerato tra i migliori dell’attuale scena del cantautorato italiano.
E’ un album notevole nella sua integrità, maturo. I testi spaziano, dall’autobiografico a pensieri sul nostro presente. Diverse le canzoni da segnalare (e per tutti i gusti): La Verità, traccia di apertura, ha vinto la targa Tenco come miglior canzone dell’anno; Lamezia Milano (sorta di hit del disco) ci regala uno sguardo sulla differenza attuale tra sud e nord dell’Italia; Diego Ed Io è ispirata a Frida Khalo; Secondo Me invita a considerare le proprie opinioni e ci propone di metterle in discussione osservando il punto di vista altrui; Il Costume Da Torero è una canzone semplice ma che viene decorata meravigliosamente da un coro di bambini.
Dunque un album che ci sentiamo di premiare con la prima posizione, anche come buon auspicio generale per la parte testuale delle canzoni ed affinché non si abbandoni mai la bellezza e e le sfumature della nostra lingua.
https://open.spotify.com/album/4F3NTBr5pbnM1oHGlzEbSu
A margine vogliamo citare altri album che avremmo inserito volentieri in una classifica più ampia: Graziosa Utopia di Edda (di cui abbiamo un’intervista in questo articolo), Creature Selvagge di Lastanzadigreta (uscito a dicembre del 2016 ma che nel 2017 ha ricevuto la targa Tenco per la miglior opera prima), Terra de Le Luci Della Centrale Elettrica.