Tutta la falsità di questo mondo fatto di consumo, moda e pretesa ribellione emerge durante la famosa scena del concerto degli Yardbirds.
Il gruppo suona dal vivo una composizione originale, Stroll On (che in realtà però somiglia molto al classico blues The Train Kept-A-Rollin’). Durante l’esecuzione, l’amplificatore di Jeff Beck si guasta, ed egli, infuriato, distrugge la chitarra come Pete Townshend.
Cade la finzione. Il protagonista recupera la paletta della chitarra, che Beck getta tra il pubblico. Corre fuori, perchè tutti la vogliono e cercano di prendergliela. Una volta all’esterno e al sicuro, la getta in terra. Fuori dal tempio, la reliquia non ha alcun valore. Sono tutte invenzioni, rituali.
E cos’è reale, dunque? Come in ogni film di Antonioni, lo sono i suoni della natura e i rumori della quotidianità, che fanno parte della vita vera. La dicotomia vero/falso viene sottolineata poi dallo stesso lavoro svolto dal protagonista: il fotografo. Le foto rappresentano la realtà ma non lo sono.
Allo stesso modo, la musica registrata è solo riprodotta, non è reale. Ed ha perfettamente senso, poi, che il finale del fim (niente spoiler) metta in discussione la linea divisoria tra verità e costruzione. A farlo è proprio un suono, che non sveliamo. Ce ne sarebbe da dire ancora, perchè i film di Antonioni sono universi di significati. Ma per quanto riguarda la musica in questo film è meglio fermarsi qui. In definitiva:
La musica è finzione, come la cultura beat, come la moda, come gli intrighi. In definitiva: come tutti i costrutti dell’uomo.