Il mondo di dolore che uno ha. Ligabue torna al cinema con Made in Italy

Con Made in Italy, Luciano Ligabue torna dietro la macchina da presa dopo "Radiofreccia" e "Da Zero a Dieci".

made in italy
Condividi l'articolo

C’è un mondo che sta crollando intorno a Riko, il protagonista di Made in Italy, omonimo titolo del film di Loy. Un mondo dove l’incertezza regna sovrana, la precarietà la fa da padrona su tutto ciò che lo circonda. Stefano Accorsi torna a recitare insieme a Ligabue, vent’anni dopo Radiofreccia. Dal giovane tossicodipendente di Correggio, Accorsi diventa un operaio di Reggio Emilia, sottopagato e sull’orlo del licenziamento. L’acme della sua crisi verso il mondo. Solo la nostalgia lo fa andare avanti. Gli amici, il ricordo dei tempi passati, come un acchiappasogni. L’unico appiglio che gli permette una fuga suo malgrado solo ideale. La realtà è ben diversa. La crisi con la moglie Sara, una brava Kasia Smutinak, è l’emblema del conflitto interiore che sta vivendo Riko. Ed è qui che il conflitto del microcosmo del protagonista diventa riflesso del conflitto del macrocosmo che lo circonda. E che ci circonda.

made in italy

Per risollevarsi, bisogna cercare il cambiamento e non attenderlo. Questo è quello che ci vuole dire Ligabue con questo suo Made in Italy ed è questo quello che ci conferma in conferenza stampa. Il cambiamento visto non necessariamente come qualcosa di profondamente cattivo ma come naturale. O anche, rimboccarsi le maniche e dare una scrollata al male che avanza, senza lasciarsi sopraffare. Tante le buone premesse ma Made in Italy non riesce a convincere. Una retorica spiccia permea tutto il film che a tratti imbarazza. I temi di attualità e politica vengono trattati con troppa leggerezza e superficialità e la narrazione non aiuta. Infatti, gli intermezzi musicali che caratterizzano il film, appaiono più come un riempitivo che non come momenti funzionali al racconto.

LEGGI ANCHE:  A Casa Tutti Bene, la recensione del nuovo film di Gabriele Muccino

made in italy

Made in Italy si trova lontano anni luce da quel piccolo cult di Radiofreccia. Sia per la storia in sé, che non segna alcuna novità all’orizzonte, tantomeno per ciò che vuole raccontare. Significante e significato sono anch’essi distanti anni luce e le buone premesse si infrangono in poco tempo. Quasi come un qualcosa di già visto, prevedibile fino in fondo come quando Riko si trova avvolto dall’ora più buia prima di un’effimera luce che, come un castello di carta, crolla alla prima folata di vento. Made in Italy sì ma molto approssimativo nella scrittura e nonostante un cast che si comporta molto bene, il film non regge nella sua complessità.