”Niente di questa Terra sarebbe sopravvissuto… a quella distanza.”
Predator è diventato a tutti gli effetti un capolavoro nel suo genere. Ciò non solo per la propria unicità all’interno di una sfera horror fantascientifica mescolata all’action. Gli ideatori della pellicola cult, ci hanno insegnato una cosa fondamentale. La paura è il sentimento più profondo e vero provato dall’uomo, quello maggiormente palpabile e adrenalinico. E’ l’emozione che l’uomo non può controllare, soprattutto se causata da qualcosa più grande di lui. Predator ci ha dimostrato, in tutta la sua innovazione, che la più potente e antica paura dell’essere umano, è il terrore dell’ignoto. Di ciò che non conosciamo.
Tale concetto ci è stato presentato spesso nei ghost movies. La paura viene provata dal protagonista e dallo spettatore a causa di qualcosa che non si può vedere, né toccare. Predator ne è la prova vivente, congegnata in maniera spontanea, rivoluzionaria e viva. Un pacco confezionato perfettamente e in grado di contenere al suo interno ogni elemento del cinema di spicco. Tensione, terrore, guerra, azione. Una prova di come la fantascienza possa divenire orrorifica tramite un espediente avventuroso. Ed è per questo che l’opera di McTiernan è tutt’oggi ciò che è: per la fusione ben costruita.
Ma Predator non è solamente questo. In un’America dove alla base di tutto vi sono le armi, l’opera del 1987 ci dà una nuova lezione. Che non tutto può essere combattuto e risolto con le armi da fuoco. Infatti, l’importanza delle armi qui viene sottolineata ma al contempo completamente annullata. Ciò perché esse, che solitamente tolgono la vita, niente possono contro ciò che sfida i protagonisti. E la sensazione di impotenza, incessante, è come un martello che colpisce continuamente un chiodo nella nostra testa. Davanti al pericolo inaspettato e inumano, niente può salvarci dall‘immobilità.
Grazie alla realizzazione di un action sovversivo e destabilizzante, McTiernan ci dà la sensazione di dubbio e di squilibrio. Egli destruttura l’opera facendoci immergere in qualcosa di inaspettato. Proprio come Robert Rodriguez fece con Dal Tramonto All’Alba, il regista crea un’atmosfera lineare, calma e quasi thriller. Questo, per poi cambiare le carte in tavola e sprofondare nell’horror puro e fortuito, perché è proprio quando credi di aver compreso la situazione che il Predatorarriva come un uraganoe fa crollare tutte le tue certezze. Con questo metodo, si può pensare a Predator come due film uniti in una sola realizzazione: un action movie e un horror fantascientifico mentre fanno violentemente l’amore.