Insidious – L’ultima chiave, la recensione del quarto capitolo della saga horror

Il quarto capitolo riesce a dare linfa vitale ad una saga che sembrava avesse già detto tutto quello che c'era da dire. Impresa non di poco conto. Insidious L'ultima Chiave prosegue la storia di Elise Rainier, con la sua lotta contro i demoni.

insidious l'ultima chiave
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Il rimosso che ritorna, i fantasmi del passato. Mostri terreni ed ultraterreni. Insidious L’Ultima Chiave è il quarto capitolo della saga horror di successo lanciata da James Wan nel 2010 e sotto l’ala produttiva della Blumhouse. Con questo film ci troviamo di fronte ad un sequel del prequel. Non per nulla, torniamo ad osservare da vicino l’eterna lotta tra la sensitiva Rainier, una Lin Shayne un po’ troppo sopra le righe, e l’altra parte, quel mondo popolato da spiriti maligni che interferiscono con l’aldiquà. Continua quindi il racconto delle origini di questo fenomeno paranormale che attanaglia Elise. E stavolta dovrà tornare a confrontarsi con il suo passato, fatto di abusi e violenze. Un padre padrone che non riusciva ad accettare il dono di sua figlia e che la costringeva a continue vessazioni.

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Dopo un prologo accattivante che ci mostra la Rainier da bambina, si arriva al 2010, poco prima della chiamata della famiglia Lambert alle prese con il piccolo Dalbert. Elise dovrà tornare nella casa infestata dalla quale era fuggita anni prima dove tra agghiaccianti scoperte e lotte senza fine, dovrà liberare e liberarsi di un demone che perseguita il nuovo proprietario nella casa nel New Mexico. Elise tornerà dunque alle origini, solcando il terreno di quei luoghi da lei odiati. Ma l’inferno della realtà alle volte supera anche quello più inimmaginabile legato ad un altro mondo. Elise lo proverà sulla sua pelle, tra un colpo di scena e l’altro dove nulla viene lasciato al caso. Quanto più, nelle mani di una nuova terrificante creatura.

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Insidious l'ultima chiave

Wan torna nelle vesti del produttore e lascia la regia ad Adam Robitel, autore del found footage The Taking of Deborah Logan. E la scelta si rivela più che azzeccata. La saga Insidious aveva di fatto rilanciato un genere, scadendo tuttavia nel commerciale, dove il contenuto doveva essere un semplice pretesto per una messa in scena orrorifica alla perfezione. L’horror d’atmosfera a là The VVitch non appartiene di certo alla Blumhouse, che ci ha dato modo di constatarlo anche col recente Auguri Per La Tua Morte. In questo senso, anche Insidious L’Ultima Chiave va a confermare questa regola stilistica ben precisa.

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Tuttavia questo quarto capitolo, sebbene caratterizzato dai soliti ritmi serrati ed i costanti jumpscare, ha molti pregi e pochi difetti, seppur di spessore. I dialoghi lasciano molto spesso a desiderare e ci sono alcuni errori grossolani, come quello di voler bloccare con un comò una porta che si apre verso l’esterno (magari è una citazione al Grande Lebowski, chi lo sa). Al netto di questi difetti, quasi una prassi negli horror a marca Blumhouse, si può notare come vi sia una costruzione per nulla banale delle scene, così come della storia in sé. Dare linfa vitale ad una saga che sebrava avesse già detto tutto era un compito molto arduo ma Robitel ce l’ha fatta. Anche grazie ad una storia che vuole mescolare sempre le carte in tavolta con colpi di scena di spessore e plot twist, quasi come a voler creare un parallelismo tra il male sulla terra e quello dei soliti antagonisti demoniaci.

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Insidious l'ultima chiave

Molti i richiami al primo Insidious, indispensabili per creare una continuity, tantissime le scene in cui si salta dalla poltrona. La tensione è costruita in maniera ottimale e viaggia in parallelo ad una storia dalla fortissima carica simbolica che non analizzeremo onde evitare spoiler. Una menzione speciale va fatta tuttavia ad una citazione (questa, forse, voluta) al capolavoro di Fulci, L’aldilà, proprio nel fantastico prologo iniziale. Uno scantinato, una porta che dà su un mondo sconosciuto, la cecità costretta di due personaggi chiave.
Insidious L’ultima Chiave prosegue il suo lavoro in maniera ottimale e senz’altro degna di nota, con uno dei migliori capitoli della saga.

RECENSIONE
VOTO
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Lorenzo Pietroletti
Classe '89, laureato al DAMS di Roma e con una passione per tutto ciò che riguardi cinema, letteratura, musica e filosofia che provo a mettere nero su bianco ogni volta che posso. Provo a rendere la critica cinematografica accessibile a tutti, anche al "lattaio dell'Ohio".
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