Ella and John, la recensione del commovente film di Paolo Virzì

Un film intenso e commovente. Con Ella e John, Virzì tocca le giuste corde dellemotività dello spettatore, alla sua prima opera americana.

ella e john
Condividi l'articolo

Virzì abbandona la provincia livornese, con le sue macchiette e le sue contraddizioni, arrivando in quella americana, riprendendo il libro “The Leisure Seeker“. Con Ella e John, Virzì mantiene il suo stile ma cambia il contenuto, raccontando una storia d’amore infinito, fatto di rivelazioni, di una coppia sull’orlo del tramonto. Un viaggio per riscoprirsi, per ardere prima dell’incombente fine che caratterizza la vita umana. Un vecchio camper che diventa lo strumento attraverso il quale si concretizza la fuga da una provincia americana che vuole far tornare grande l’America ma che al contempo è troppo piccola per Ella e John. Fuggire dal becero e dilagante trumpismo verso uno dei tanti emblemi della cultura. E farlo insieme, tenendosi per mano, aiutandosi nel momento del bisogno.

ella e john

Leasure Seeker è il soprannome che la coppia affibiò al camper regalatogli dai genitori di Ella. E grazie a questo vecchio scassone, privo di revisione, i due decidono di abbandonare momentaneamente una vita fatta di stenti a causa di una salute non più presente. John è divorato dall’Alzheimer, Ella soffre di una brutta malattia. E così, in barba ad ogni buon senso, fuggono dal Massachussets diretti verso la Florida. Destinazione: casa Hemingway. Proprio lo scrittore americano è l’unica cosa che John non riesce a dimenticare. Si ricorda ogni singola sua opera. Tra un camping e l’altro, i due metteranno in luce il loro rapporto, la loro personalità ed il loro stare insieme. Una coppia che si completa, distanti ma allo stesso tempo indispensabili l’uno per l’altro. Indivisibili, fino alla fine.

LEGGI ANCHE:  Morto Donald Sutherland, addio ad un autentica leggenda

ella e john

Ella e John rappresenta forse il punto più alto della filmografia di Paolo Virzì. Un film intenso, commovente, dove c’è un perfetto equilbrio tra la tragedia e la commedia. Si ride e si sorride, si riflette e ci si commuove. Merito della sceneggiatura scritta a quattro mani dalla Archibugi e da Piccolo ma anche e soprattutto alla prova di Sutherland e della Mirren. Due premi Oscar che mostrano un’intesa credibile e perfetta che non può lasciare indifferenti. Un professore in pensione sovrastato da centinaia di vecchi libri e mai impolverati, una moglie al suo fianco che rappresenta il suo opposto e la voglia di fuggire via. Di scappare verso quel “leasure” che solo quel camper può garantirgli. Via dalla monotonia della casa, via dalle preoccupazioni ossessive dei figli. Vivere il triste presente attraverso uno sguardo al passato, tornando indietro nel tempo idealmente attraverso piccoli gesti dalle mille sfaccettature. Virzì racconta l’amore senile nella maniera più veritiera possibile e lo fa intensamente, regalandosi (e regalandoci) il miglior film della sua carriera.

LEGGI ANCHE:  Morto il doppiatore Sergio Graziani, voce storica di Peter O'Toole, Donald Sutherland, Michael Caine e Farnsworth di Futurama.