Please, stay Wonder

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Con l’uscita al cinema di “Wonder”, è facile effettuare un parallelo con un altro film di prossima uscita (2018, si spera): “Please, stand by”. Il discorso poi si allarga anche a film che trattano le difficoltà fisiche o psichiche del protagonista nell’inserirsi in una società che ha precisi canoni (spesso superficiali) di riferimento.

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Star Wars e Star Trek, perché l’importante è fantasticare

Non è un mistero per chi ha letto il libro e ha già visto il film. In “Wonder” Auggie (Jacob Tremblay), letteralmente, vede spesso la  sua passione per la saga cinematografica “Star Wars”. Senza rivelare troppo del film a chi non l’ha visto, sarà Chewbecca la sua “visione” preferita. Non è un caso che sia il personaggio più stravagante e riconoscibile per il suo aspetto. Chewbecca è anche l’amico per eccellenza della saga, fedele ad Han Solo e simpatico a tutto il pubblico degli appassionati.

“Please, stand by” presenta come protagonista una 21enne autistica splendidamente interpretata da Dakota Fanning. Wendy, questo il nome della ragazza, è appassionata invece di “Star Trek”. Non è un caso, anche qui, che il personaggio in cui si identifica meglio Wendy è il tenente comandante Spock. Il personaggio più popolare dell’intera saga, conosciuto anche dai non appassionati. Ma è un personaggio “umano a metà”, particolare, diverso dagli altri umani, “alieno a metà” come aliena alla società si sente la stessa Wendy.

L’inizio dei due film è immerso nella fantasia più totale. Auggie in “Wonder” descrive la sua vita e lo fa come se fosse nel suo casco da cosmonauta, quindi altrove. Wendy in “Please, stand by” è in una delle tante missioni dell’astronave Enterprise di “Star Trek” che lei scrive e immagina. Due modi di evadere dalla realtà, rifugiarsi in altri universi dove l’essere “diversi” non è più così rilevante e penalizzante, anzi, è segno distintivo.

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La famiglia e l’importanza delle sorelle

La famiglia costituisce un elemento che accomuna e distingue i due film. In “Wonder” costituita da padre, madre, sorella e, ovviamente cane come nelle più classiche delle rappresentazioni. In “Please, stand by” il concetto di famiglia è molto più allargato e comprende tutti gli ospiti della casa famiglia in cui Wendy abita. La sua famiglia di nascita non c’è più, esiste solo la sorella che ha deciso di curarsi poco di Wendy, per curarsi, meglio, del suo bambino.

Se la famiglia è un elemento che, in realtà crea differenza tra i due film, le due sorelle, di Auggie e di Wendy, sono una parte importante nell’economia delle due vicende. Via (Izabela Vidovic) è sempre presente nella vita di Auggie, lo è sempre stata. Audrey (Alice Eve) è, ormai, assente dalla vita di Wendy. Entrambe sono il punto di riferimento per i due protagonisti. Il passaggio, il comunicatore, la corazza tra il mondo d’immaginazione e il mondo reale.

Non è casuale che il regista Stephen Chbosky in “Wonder” abbia dedicato molta attenzione al capitolo del film dedicato a Olivia (Via). Come non è un caso che Ben Lewin, il regista di “Please stand by” abbia approfondito il legame tra Wendy e Audrey attraverso l’assenza di quest’ultima. Il rapporto, intenso in entrambi i casi, è determinante per far uscire i due ragazzi dal loro mondo e per affrontare la vita.

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Non solo Wonder, strani nuovi mondi

Auggie deve andare oltre quella “Galassia lontana lontana…” in cui si rifugia e affrontare il suo strano nuovo mondo: quello reale. Wendy deve uscire dagli strani nuovi mondi che crea con la sua fantasia e affrontare il nuovo strano mondo: il nostro. Non sono i soli che devono affrontare questo viaggio intergalattico. In compagnia degli amici, in compagnia della famiglia, con l’aiuto dei propri idoli di celluloide.

“NON SONO UN UOMO INTELLIGENTE, MA SO L’AMORE CHE SIGNIFICA”.

“Wonder” e “Please, stand by” non sono gli unici film che vedono il protagonista nel suo mondo a contatto con la realtà che lo circonda. Uno dei più premiati esempi è “Forrest Gump”. Robert Zemeckis tratteggia il personaggio interpretato da Tom Hanks in modo indimenticabile cavalcando la surreale fantasia che si fonde nella realtà storica in modo divertente. Elemento che travalica i tre film: l’amore. Amore per la vita, per i propri cari, per il proprio modo di essere.

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“Come ogni cosa, se vorrai crederci, troverai i motivi per farlo”

Tom Hanks è anche protagonista di questa citazione da “Molto forte, incredibilmente vicino”. Un altro film in cui Oskar (Thomas Horn) è un ragazzino fortemente colpito dalla morte del padre. Con la sua vitalità, decide di esplorare un nuovo mondo per trovare la soluzione al suo personale enigma. Il film di Stephen Daldry è una bella esperienza emotiva tra indagini e relazioni di Oskar con il mondo esterno che incontra, con metodo, per la prima volta in maniera seria.

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“Quando mi guarda non pensa che io sia incompleta. Mi vede per quello che sono.”

E’ Elisa (Sally Hawkins) che parla in “The Shape of Water” di Guillermo Del Toro, vincitore come miglior film a Venezia 2017. Elisa è ai margini della società, fa un lavoro umile e non ha relazioni sociali di rilievo. La creatura (Doug Jones) è l’elemento che viene da un altro mondo. L’eccezionalità del rapporto tra i due è oltrepassare, nuovamente, l’ordinario per approdare in un’altra galassia, in un altro mondo, in un’altra dimensione: la propria.