3. Chelsea Wolfe – Hiss Spun
Dopo l’ottimo Abyss del 2015, la Wolfe continua la sua parabola dark con questo Hiss Spun.
Dopo l’ottimo Abyss del 2015, la Wolfe continua la sua parabola dark con questo Hiss Spun.
Avvalendosi di validi ospiti, come Troy Van Leuveen, chitarrista dei Queen of the Stone Age, e Aaron Turner degli Old Man Gloom, la Wolfe prosegue il suo funereo mix di Drone e Doom in chiave Apocalyptic-Folk.
La presenza di quel deviato di Kurt Ballou (di cui sentirete riparlare a breve) alla produzione conferisce un sound aggiuntivo al disco della bella Chelsea, che si apre su più chiavi di lettura.
Una sensualità diafana, nascosta dietro un velo scuro di desolazione.
Pronti? Ok
BREAK BARROQUE FREEJAZZ GABBER DEATH METAL.
Ecco, questo è quello che sentirete nel nuovo disco di Igorrr.
Il folle musicista francese giunge al quarto album di destrutturazione della musica barocca con martellate di ogni genere possibile, in un mix così folle e organizzato che ci si stupisce di come tutta quel marasma riesca a suonare così dannatamente bene e logico.
L’assist alle voci della cantante lirica Laure Le Prunenec e del cantante Black-metal Laurent Lunoir porta l’ascoltatore su delle montagne russe dove si alternano ritmiche e canti Operistici a selvagge incursione Death Metal, coadiuvate anche dal terremotante lavoro dietro le pelli del batterista Sylvain Bouvier.
Un disco che non dovete assolutamente perdervi. Perchè nel Metal, ogni tanto, bisognare avere classe anche nel non prendersi sul serio.
Il disco dell’anno è dei Converge, punto.
The Dusk In Us è una sassata nei denti, senza troppi giri di parole.
La band di Kurt Ballou e soci si dimostra ancora una volta una garanzia, grazie a un disco che esplora i territori più estremi del Math-core,del punk, del Metal, dell’ avant-garde e non si spaventa di sfidare e oltrepassare i limiti di etichettatura e stereotipi.
Il quartetto di Salem confeziona un disco dotato di vita propria, che si evolve in maniera repentina.
Momenti di schizofrenia mathcore, in cui i riff taglienti intrisi di feedback mutano le voci di Ballou e Jacob Bannon, che si trasformano ora in urla strazianti, ora in sussurri ipnotici.
Dopo più di vent’anni di onorato servizio, i Converge mantengono un livello di qualità che li porta al livello di una band di culto da cui è raro, se non impossibile, ricevere brutte sorprese.