Da quel lontano 2004 in cui i Portugal. The Man hanno iniziato la loro carriera, ne è passato di tempo. In questi tredici anni la band più famosa dell’Alaska ha percorso tutte le vie del rock alternativo, diventando più famosa di album in album.
Al 2013 risale l’inizio della loro fortunata collaborazione con il produttore Danger Mouse (ve ne abbiamo parlato qui), e l’uscita di un album fortunatissimo come Evil Friends. Da lì i Portugal. The Man sono stati proiettati improvvisamente nel mainstream, diventando una delle band più famose al mondo.
Ora, venendo a Woodstock. Tutti quest’anno avete sentito, fino alla nausea, la canzone Feel It Still. Il singolo è stato passato incessantemente da radio e televisioni, e sarà sicuramente una delle canzoni del 2017 che meglio ricorderemo. Ma, e arriviamo al punto, nell’album Woodstock c’è molto di più.
L’ultimo disco dei Portugal. The Man dovrebbe essere una sorta di concept album sull’omonimo festival musicale del 1969, come prova l’intro, affidato alla famosa improvvisazione Freedom di Richie Havens. Detto questo, se liricamente l’album esplora le idee e l’eredità del festival di Woodstock e della controcultura che lo attorniava, musicalmente non ci azzecca nulla.
Qui abbiamo un indie rock, con influenze elettroniche, indie pop, e persino hip-hop. Un guazzabuglio? Niente affatto. Perchè il perfetto songwriting della band trionfa su tutto. Non importa di che stile siano le canzoni, funzionano tutti ancora come in Evil Friends, e forse meglio. Questo vale soprattutto, oltre che per Feel It Still, anche per Easy Tiger, Live in the Moment, e Tidal Wave.
Woodstock è un album di una sicurezza impressionante, derivata da una lunga gavetta e dall’esperienza di una band che sta ora attraversando la propria maturità artistica e il proprio apice creativo. E noi stiamo vivendo proprio nel momento in cui questo accade, e dobbiamo esserne grati.