La Cina è notoriamente un paese che si avvale dell'uso della censura. Spesso, a farne le spese sono prodotti come i film sui viaggi nel tempo. Con buona pace dei fan di Ritorno al futuro.
Che la Cina sia un paese complesso da capire è cosa nota a tutti. La cultura millenaria sbocciata parallelamente e indipendentemente da quella occidentale, ne fa uno scrigno di segreti e tradizioni affascinanti.
A destare molta curiosità ai giorni nostri, però, è la gestione del paese da parte del governo. Questa, a tratti appare talmente autoritaria da instillare il dubbio sulla qualità della vita e della cultura moderna cinese.
A farne le spese, spesso, delle rigide direttive del Partito Comunista sono il Cinema e la Televisione. Testimonianza di ciò sono tutte le norme che impediscono a queste due arti d’esprimersi liberamente; oltre alle norme che regolano in un’ottica di chiusura le distribuzioni di pellicole internazionali.
La notizia che ci ha colpito di più, però, risale al 2011, ove un regolamento del Ministero per la Radio, il Cinema e la Televisone dichiarava l’astio del establishment cinese nei confronti di pellicole che trattavano generi e temi come “Fantasy, viaggi nel tempo, storie mitiche o mitologiche, superstizioni feudali, fatalismo, reincarnazione, lezioni morali ambigue, o mancanza di pensiero positivo”.
Il perché di tale odio si viene da chiedersi, ecco la spiegazione del governo cinese:
“sono privi di pensieri positivi e di significato“
La guerra contro i film sui viaggi nel tempo
Ma si continua leggendo una filippica contro i film a tema viaggi nel tempo:
“Il dramma del viaggio nel tempo sta diventando un tema caldo per la tv e i film, ma il suo contenuto e lo stile esagerato delle prestazioni sono discutibili […]. Inventano miti con leggerezza, hanno trame mostruose e strane, usano tattiche assurde, ed arrivano a promuovere il feudalesimo, la superstizione, il fatalismo e la reincarnazione“
Aggiungendo che mancano di rispetto alla storia del paese.
Tale reazione fu causata dal boom di prodotti a stampo fantascientifico, che si aggiungevano a quelli fantastici e mitologici e che stavano conquistando l’attenzione dello spettatore cinese in un modo completamente nuovo. Tra le più famose ci sono (c’erano?) le serie Gong e Myth, in cui i personaggi si trovano catapultati nelle dinastie Qing e Han.
Pur essendo una direttiva principalmente rivolta alle le produzioni cinesi, a farne le spese sono state anche pellicole cult come Ritorno al Futuro, Terminator, Star Trek, oltre a quelle a tema fantasmi come Crimson Peak e Ghostbusters.
Tale direttiva non è, almeno formalmente, un vero e proprio divieto. Sappiamo, però, che la bocciatura del governo è sempre qualcosa di cui tener conto in un paese a forte burocratizzazione ed autoritarismo.
Immaginiamo che non sarà per nulla facile proporre da parte delle produzioni cinesi prodotti del genere, e molto probabilmente Ritorno al Futuro difficilmente passerà nelle televisioni.
Negli ultimi anni il governo ha però saputo fare eccezioni quando il film in questione poteva fare numeri da capogiro. Infatti, tra i pochissimi posti disponibili nei cinema cinesi per i film internazionali, spesso imbattiamo in un blockbuster fantasy/fantascienza, come accaduto al film Warcraft, spinto dalla notevole massa di giocatori cinesi dell’omonimo videogioco. Il mercato del paese del dragone fece incassare al fantasy ben 190 milioni, portando la pellicola da flop a successo internazionale.
Oltre alla linea più morbida seguita negli ultimi anni nell’importare film stranieri, l’approdo di Netflix nel paese potrebbe cambiare sensibilmente lo stato delle cose.
Non ci resta che aspettare e sperare che la guerra ai film sui viaggi nel tempo trovi il suo “armistizio”. Noi intanto ce li godiamo, qui trovate una top ten a riguardo.