How Music Works è uno dei libri più interessanti mai scritti sul mondo della musica.
Siamo abituati a pensare ai libri scritti da musicisti, come ad autobiografie celebrative nelle quali un artista racconta le imprese straordinarie compiute durante la sua carriera. Ci sono però eccezioni importanti.
È il caso di How Music Works, scritto dal cantante ex leader dei Talking Heads David Byrne, che presto tornerà in Italia con i Massive Attack come vi abbiamo raccontato qui.
Il libro, pur contenendo molti riferimenti all’esperienza personale del musicista, descrive in modo completo e originale molteplici aspetti che caratterizzano la musica moderna.
In questa opera viene ben illustrata la complessa evoluzione del mondo della musica e dell’industria discografica.
Il contesto in cui un artista opera non è, secondo Byrne, una componente marginale ma è parte stessa della creazione musicale.
È questa la base del primo capitolo Creation in reverse che ci racconta come le differenti location (dai piccoli club ai grandi auditorium), i metodi di registrazione, dall’invenzione del fonografo in poi, i vari strumenti e le varie tecniche abbiano influenzato il modo di fare musica.
Con l’avvento della registrazione musicale nel 1878, la natura dei posti in cui si ascoltava la musica cambiò radicalmente.
David Byrne descrive poi le differenze tra il mondo della musica analogica e quello della musica digitale.
Svela alcuni segreti della vita in studio di registrazione e ci racconta qualche episodio sui Talking Heads per comprendere meglio i concetti spiegati.
Una delle determinanti fondamentali del successo dei Taking Heads secondoByrne è stata il famoso locale CBGB. L’ambiente e la scena musicale sono un essenziale stimolo alla crescita e alla creatività dei musicisti emergenti.
“Nel 1974, io inizialmente dormivo sul pavimento del loft di un pittore che era casualmente situato a un isolato dal CBGB.”
In quel periodo Patti Smith e i Television avevano appena iniziato a suonare e frequentare quel locale. Perciò David Byrne e i suoi compagni di band si chiesero se non fosse quello il luogo ideale dove proporre anche le loro idee musicali, che si sarebbero poi concretizzate nel progetto Talking Heads.
Il CBGB era da un punto di vista strutturale un perfetto sistema autosufficiente e ben organizzato.
Come l’artista specifica più volte nei vari capitoli del libro, l’idea di avere un adeguato canale comunicativo gli permetteva di focalizzarsi e realizzare al meglio le proprie idee.
Si può dunque comprendere in anticipo se una situazione si potrà trasformare in una vibrante scena musicale?
Secondo Byrne molto dipende dalla creatività e dall’ispirazione degli artisti, ma non tutto. Ci sono dei fattori esterni che possono giocare un ruolo fondamentale per permettere l’esplosione del talento.
Il leader dei Talking Heads ce ne elenca otto. Premette che l’elenco è personale e non definitivo, ma possono essere un utile spunto per comprendere l’importanza del contesto nella crescita musicale.
Ci deve essere un posto delle giuste dimensioni e un ambiente in cui presentare nuovo materiale.
Gli artisti devono poter presentare materiale originale.
Gli artisti che suonano nel locale dovrebbero poter entrare gratis nelle altre serate (e magari bere anche una birra gratis).
Ci deve essere un senso di alienazione dalla prevalente scena musicale.
L’affitto del locale deve essere basso e deve restare basso.
Le band devono essere pagate equamente.
La trasparenza sociale deve essere incoraggiata.
Deve essere possibile ignorare la band se necessario.