Vincitore dell’Orso d’oro al festival di Berlino e candidato come miglior film straniero agli Oscar 2018, Corpo e anima rappresenta il ritorno sul grande schermo, della regista ungherese Ildikó Enyedi. Dopo essersi aggiudicata la Caméra d’or al festival di Cannes nell’89 col film Il mio XX secolo, la cineasta ha partorito diverse pellicole purtroppo mai approdate al cinema.
I due protagonisti lavorano in un mattatoio; Endre, direttore finanziario, è un uomo malinconico, con un braccio paralizzato e un divorzio alle spalle; Mària, la responsabile del controllo qualità, è invece una persona dalla rigida morale, e con grandi difficoltà a relazionarsi. Durante un controllo psicologico cui sono sottoposti tutti i dipendenti, i due scoprono di avere lo stesso sogno ricorrente, in cui impersonano due cervi, uno maschio e uno femmina. Spinti dalla curiosità e da una certa attrazione, cercheranno di avvicinarsi.
Con Corpo e anima, la regista ungherese mette in tavola delle gran belle idee, che dimostra di saper sfruttare, seppur con qualche difetto.
L’elemento migliore è, senza dubbio, quello dei personaggi. La Enyedi, che si occupa anche della sceneggiatura, decide di trascurare quasi completamente i personaggi secondari, per dedicarsi in maniera profonda ai protagonisti. I primi, infatti, non fanno altro che ostacolare, involontariamente, il contatto tra Endre e Mària e, di conseguenza, l’instaurarsi di un rapporto. I due protagonisti, interpretati dai bravissimi Géza Morcsániy e Alexandra Borbély (che si è aggiudicata il premio come miglior attrice all’European Film Awards), appaiono enormemente dinamici, e vengono presentati in maniera graduale, stimolando l’interesse e la curiosità dello spettatore. Le loro personalità sono autentiche e credibili, nonostante sfocino spesso nel surreale. I due attori, la cui interpretazione è parzialmente rovinata dal doppiaggio italiano, entrano alla perfezione nelle rispettive parti, e si dimostrano capaci di scavare nelle personalità dei personaggi, conferendogli quello spessore che la sceneggiatura richiede.
Dal punto di vista visivo, il film è di grande impatto. Le sequenze oniriche, che ci mostrano i cervi immersi nella neve di un bosco invernale, sono davvero suggestive. Il successo, in questo campo, è dovuto soprattutto al grande lavoro del direttore della fotografia, Máté Herbai, che si è dimostrato capace di marcare la differenza tra la realtà, nella quale la luce appare scura e poco accogliente, e il sogno, caratterizzato da una fotografia luminosa che trasmette serenità.
La netta differenza tra mondo onirico e mondo reale, fa parte di un sistema interamente fondato sugli opposti: sogno – realtà; amore idealizzato – sesso; spontaneità – timidezza; rigorosità – scioltezza; comicità – drammaticità; Endre – Mària. Possiamo, quindi, comprendere l’idea di ambientare una storia di una tale tenerezza e sensibilità, in un mattatoio. Il contesto entra in netta contrapposizione con la storia: il sangue delle mucche che vengono decapitate, arriva, idealmente, a sporcare la purezza della neve presente nelle sequenze oniriche.
Nonostante le belle idee e alcune ottime trovate, il film presenta qualche difetto. Tra tutti, il più evidente è quello della comicità: Corpo e anima presenta scene tentativamente comiche, che riguardano in particolare alcune situazioni imbarazzanti che vedono Mària protagonista. Le suddette scene appaiono forzate e, in quanto tali, non strappano nessuna risata. La Enyedi si dimostra, quindi, incapace nel trovare un equilibrio tra i due stili, appesantendo buona parte del film.
La prima cosa che viene da pensare guardando Corpo e anima, è di star guardando un film animalista. La prima parte della pellicola, infatti, mostra intere sequenze di mucche che vengono uccise, decapitate e macellate, senza alcun filtro (a giudicare da una frase che compare nei titoli di coda, si tratta di mucche realmente soppresse in un reale mattatoio, che la regista ha semplicemente filmato). Al di là delle opinioni in merito e del pensiero animalista, che può essere o meno condiviso, la critica “animal friendly” appare insensata e del tutto fuori luogo. Le scene delle esecuzioni sono poco diverse dai filmati di sensibilizzazione sull’argomento, che impazzano sui social network ogni giorno. Il tutto è fine a sé stesso ed è difficile trovare un senso che lo ricolleghi alla storia e al tema da essa trattato.
Notevole e variegata la scelta della musica, totalmente intradiegetica, che spazia tra il metal, l’ambient e il pop. Tra le canzoni spicca What He Wrote di Laura Marling, una melodia semplice ma evocativa, che accompagna non solo i titoli di coda, ma anche una delle scene più potenti del film.
Corpo e anima è un film toccante e sensibile, e allo stesso tempo deciso e d’impatto. Uno di quei titoli sicuramente capaci di far discutere e, per questo, assolutamente salutare al cinema moderno.