Il terzo disco degli Alt-J, diciamolo subito, è stato un cambio di rotta. Dopo due album di indie elettronico, il trio inglese ha virato bruscamente verso sonorità più acustiche e ambient. Le parti elettroniche sono relegate ad un ruolo di contorno.
La prova già il primo singolo, che molti di voi si ricorderanno: quella lunga cavalcata minimal che è 3WW. Lo prova Adeline, intimista e compressa. Lo prova Pleader, armoniosa e riccamente arrangiata.
Anche la cover incompleta di un classico come The House of the Rising Sun lascia pochi dubbi sulle intenzioni degli Alt-J di fare musica più “seria”.
Non che gli Alt-J si siano completamente dimenticati del proprio passato. Ai fan della prima ora rimangono l’instant classic In Cold Blood, la tamarrata di Dead Crush e il momento strano e inquietante di Hit Me Like That Snare.
Ma ciò non toglie che il terzetto sia senza dubbio deciso a non dormire sugli allori, evitando di rifare la stessa musica ancora e ancora come molte altre band contemporanee.
Emerge altresì l’ambizione di un gruppo giovane per un riconoscimento in ambienti alti, e l’idea di proporre musica a un tempo più intima e più stratificata. La componente progressive, già individuabile nei primi due lavori degli Alt-J, incontra qui una malinconia quasi post-rock, e le chitarre acustiche accompagnano il tutto.
Le tastiere sono poco invadenti, disegnano arpeggi soffici che non vanno mai oltre il proprio ruolo nell’armonizzazione dell’insieme musicale.
Insomma, Relaxer è un disco cardine per gli Alt-J, un punto importante in una carriera in continua evoluzione. In futuro quest’album sarà visto come il momento in cui gli Alt-J hanno cominciato ad abbandonare l’indie da classifica per dedicarsi ad una ricerca musicale più sperimentale e competente.
E detto ciò: se molti sono rimasti spaesati all’ascolto di questo lavoro, lo si può tranquillamente prendere come un buon segno.
Anno di pubblicazione: 2017 Genere: Rock, Elettronica