Red: il lungo addio dei King Crimson

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Dopo la top sulle migliori suite del progressive rock e il recente annuncio del tour italiano, è arrivato il momento di tornare a parlare del Re Cremisi.

È l’anno 1974.

Dopo aver pubblicato L’album Red, Robert Fripp annuncia lo scioglimento dei King Crimson.

Dopo numerosi tour vicissitudini in studio il re cremisi lascia ai suoi estimatori un album dal suono pesante e tetro, Fripp era ormai spossato dalla vita dei tour e dello studio tanto da dare carta bianca al bassista John Wetton e al batterista Bill Brudford.

E’ possibile considerare Red come la sintesi finale della formazione III (1972-1974) nonchè del progressive rock proprio dei King Crimson, che qui si avvicina per durezza a vero e proprio proto-metal.

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Il disco si apre con Red, traccia che più segna l’avvicinamento dei Crimson ad un suono duro e martellante ma che comunque mantiene ritmiche variegate e complesse tipiche del panorama progressive.

La seconda traccia Fallen Angel si segna come il brano più malinconico e lento dell’album.

Oltre a presentare l’ultimo assolo di chitarra acustica di Fripp, il brano può vantare una certa somiglianza canora con The Court of the Crimson King.

Segue poi la tetra One More Red Nightmare alterna a momenti di vero e proprio groove a manifestazione del tetro motivo del brano tramite le note del basso di John e del sassofono di Ian Mcdonald.

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Providence, la traccia successiva, altri non è che una improvvisazione di gruppo registrata durante un concerto nella città di Providence in America, rimanendo fedele al canone del gruppo di utilizzare i live come studio di registrazione e campo di prova per nuove idee.

Preponderante è nel brano la presenza del violino di David Cross.

Il violinista si allontanò a causa del mutamento della formazione e della metodologia compositiva dopo l’abbandono del percussionista Jamie Muir.

L’ultima traccia, Starless, rimane la traccia più conosciuta e apprezzata dell’intero album e del repertorio dei King Crimson. Concepita da John Wetton ma rifiutata ai tempi dell’album Starless and Bible Black, venne presentata per la prima volta proprio a casa nostra, ad Udine, in una versione embrionale (nell’album live postumo “Usa” possiamo trovarne una versione dove la melodia principale è eseguita dal violino di David Cross).

Essa non è altro che il punto di arrivo definitivo per la formazione Brudford/Wetton/Fripp che raggiunge un effetto vertigo coinvolgente che accompagna l’ascoltatore verso un finale a tratti pirotecnico. Il testo, alterato più volte nel corso dei live, venne poi rimaneggiato nella sua forma definitiva con un contributo dello scrittore Richard Palmer James.

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https://open.spotify.com/track/1Kt1j54YhvP39PnSQjU8H3

Per via dei suoi suoni molto duri e metallici, l’album è garante di un grande lascito musicale. Si dice infatti che Red fosse uno fra gli album più apprezzati da niente meno che Kurt Cobain.

C’è da dire che questo album segna la sintesi finale del gruppo a quel tempo e delle sue improvvisazioni compositive. È possibile vedere lo scioglimento post pubblicazione come il punto di rottura delle routine da studio di registrazione. Lo stesso Fripp ha infatti sancito lo stesso mantra di live come studio di registrazione anche nelle tournè odierne.