10 album alla scoperta del krautrock

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Cluster – Cluster (1971)

Cluster

Questo disco è, fondamentalmente, un disco di musica elettronica sperimentale, come molti se ne producevano all’epoca. Sintetizzatori su sintetizzatori, echi di suoni che sembrano venire da molto lontano, motivi elettronici proto-industrial che emergono da uno spazio indefinito.

Difficilmente un disco come questo può essere apprezzato da chi non possiede una conoscenza almeno superficiale della musica sperimentale. Pure, questo tipo di sperimentazioni pongono le basi per la nascita della musica elettronica moderna, quella che noi conosciamo e che si diffonde a partire dagli anni ’80.

Ash Ra Tempel – Ash Ra Tempel (1971)

Ash Ra Tempel

Come suggerisce il loro nome, l’idea del progetto Ash Ra Tempel è, almeno in questo primo album, recuperare sonorità ataviche legate ad un antichità mistica, e riportarle sotto forma di rock psichedelico e improvvisativo ai giorni nostri.

L’album è costituito da sole due tracce, Amboss e Traummaschine, nelle quali i tre musicisti creano diversi crescendo e climax musicali, sfruttando effetti, filtri ed echi. Ci sono parti più “rock”, e ci sono parti più “ambient”, tutto in un’atmosfera magica e sognante.

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Il progetto reca il nome di Manuel Göttsching (chitarra), Klaus Schulze (batteria, precedentemente nei Tangerine Dream) e Hartmut Enke (basso).

Neu! – Neu! (1971)

Neu

Anche nel primo album dei Neu! abbiamo uno sperimentalismo esasperato, stavolta molto meno programmatico e molto più casuale. Si passa da momenti folk psichedelici a digressioni proto-punk, da collage umoristici a situazioni ambient (si odono trapani elettici, sciabordii d’acqua…).

Il progetto fu lanciato da Michael Rother e Klaus Dinger, entrambi ex-membri dei Kraftwerk usciti da poco da quel gruppo. La traccia veramente notevole del disco è Negativland, la quale costituisce forse il primo vero esempio di musica post-punk (prima del punk!).

Faust – Faust (1971)

Faust

Altro album fortemente sperimentale, il disco dei Faust recupera le idee dei collage musicali che mescolano musique concrète, jazz fusion, vari brani parlati, incursioni strumentali ed elettroniche miste.

La prima traccia, Why Don’t You Eat Carrots?, è l’unica che si avvicina ad una struttura canonica, richiamando soprattutto lo stile dei Soft Machine e della scena di Canterbury (ve ne abbiamo parlato qui). Le altre due canzoni sono anarchiche, instabili, sperimentali, volutamente confuse e a tratti anzi grottesche. Con i Faust abbiamo la ricerca musicale allo stato puro.

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