Under the Skin è interpretato da Scarlett Johannsson che veste i panni di The Woman, un alieno inviato sulla Terra per attirare gli uomini a essere rovesciati e lasciare che le loro viscere vengano rimandate al suo pianeta natale. Quando lei si rende conto di voler provare dei sentimenti e andare al di là della sua semplice missione, le carte in tavola iniziano a cambiare. Le scene sono pacate ed immensamente fluide, rendono il personaggio quasi esterno alle scene stesse e danno veramente l’idea di estraniamento, costante di Kubrick. E il finale spiazza e lascia gli spettatori agghiacciati. La macchina da presa ricorda enormemente quella del regista di Odissea, fluida e capace di far provare angoscia e ansia come in Shining.
6) Beyond the Black Rainbow, di Panos Cosmatos,2010
Beyond the Black Rainbow è uno strano mix di 2001:Odissea nello spazio e Arancia Meccanica. Vediamo Elana, una giovane donna imprigionata nell’Istituto Aboria, un luogo che promette la serenità ottenuta tramite la tecnologia. Attraverso droghe pesanti e una piramide incandescente nel seminterrato della struttura, Elana è tenuta sotto stretta osservazione dal suo agghiacciante allenatore Barry, dal sorriso e dalla pettinatura inquietanti. Barry sa cosa l’Istituto Aboria può offrire e crede che Elana abbia una qualche chiave per comprenderlo ancora meglio. Ma forse la serenità che si deve mettere in conto non è poi così ambita ed il fine dell’Istituto è in realtà molto differente. Se vi piacciono gli anni ’80 in questo film vengono tirati letteralmente fuori dall’armadio, tra costumi discutibili e synth tamburellati. I tempi lunghi, lenti, le situazioni claustrofobiche e le atmosfere surreali rimandano enormemente alle scene kubrickiane.