Il primo lungometraggio di Lynch, creato quando da studente frequentava ancora l’American Film Institute.
Eraserhead, tornato nei nostri cinema recentemente a causa di un evento celebrativo, è un incubo ad occhi aperti. Una specie di lente d’ingrandimento, fissa sui tormenti reconditi e viscerali della psiche umana che, latenti e dormienti, manipolano la concezione che abbiamo dell’esistenza. David Lynch realizza così uno spettacolo grottesco dove ogni elemento viene esasperato e portato al limite, creando un’atmosfera di disagio attorno alla storia narrata. Una sorta di Alice nel paese delle meraviglie moderno dove la tana del bianconiglio, invece di condurre in una realtà fantasiosa, porta nei meandri più scuri e insidiosi della mente umana.
Henryè un sognatore, un individuo con la testa fra le nuvole a cui piace scrutare ogni particolare della realtà grigia e monotona in cui vive. Una dimensione monocromatica in cui riversa inconsapevolmente tutte le sue paure e le emozioni più nascoste, trasformando quel mondo in un inferno a cielo aperto. Le persone e i posti che conosce assumono quindi un aspetto innaturale e surreale; una trasfigurazione dettata dalla concezione che il protagonista ha della realtà.
Ai suoi occhi tutto appare allucinato e grottesco, un’orrore senza fine che non è altro che un’allegoria del suo stato d’animo e del suo dover diventare padre di un figlio che non vuole. Una condanna che lo vuole uguale a tutti gli altri, obbligato a dover resettare la sua mente e la sua personalità, in virtù di un’esistenza che non sente sua e che lo priva della sua libertà di sognare. Henry non vuole sposarsi, non desidera avere bambini, desidera unicamente perdersi nelle fantasie della sua mente, evitando che i problemi della vita li possano trasformare in incubi.
Una scelta che gli viene negata con l’obbligo di prendersi cura di un neonato deforme, una mostruosità che ripudia e che non sente sua. Nel film da quel momento in poi, iniziano ad accadere eventi sempre più onirici ed orrorifici che trascinano il protagonista in un vortice di follia e di angoscia. Lynch ci porta così nella mente di Henry, nei suoi pensieri e nelle sue emozioni, in tutto quello che prova e che per via del suo carattere non riesce ad esternare.
Un dramma grottesco ed asfissiante, capace di ricordare con le sue atmosfere la trilogia dell’appartamento di Polansky; dove ogni certezza e rassicurazione viene sconvolta ed infine distrutta, lasciando spazio unicamente alla disperazione. Una pellicola perturbante che porta ad empatizzare con il protagonista, assimilando il tormento in cui vive; una realtà malsana e claustrofobica in grado di togliere il fiato. Lynch con Eraserhead crea un mondo pacchiano, dove ogni colore sembra essere morto e in cui riversa tutta la follia e la disperazione umana. Una realtà parallela alla nostra, dove gli incubi prendono forma e l’uomo, in balia della loro potenza, si arrende ad essi.
Un’esperienza che ogni amate del cinema dovrebbe compiere almeno una volta nella vita. Vivere quest’odissea, abbandonandosi nella mani sapienti del regista, con consapevolezza di assistere ad uno spettacolo unico e quasi astratto. Una rappresentazione approssimativa della mente umana che, non deve essere capita nella sua interezza, ma semplicemente vissuta per quello che incarna.
Herny, nella conclusione della pellicola, è stremato dalla lotta interna causata dalla sua volontà e l’esistenza in cui si trova incatenato. Inizia a desiderare di omologarsi e cancellare dalla sua mente ogni possibilità di sognare ed ogni elemento che da sempre lo aveva caratterizzato. Una volontà che si trasforma in un incubo e che prende vita in una sequenza allucinata, dove la testa del protagonista viene utilizzata per realizzare delle matite con delle gomme da cancellare in cima. Strumenti utili ad altri per scrivere e per soddisfare i loro bisogni. Meri oggetti governati da qualcuno, privi di alcuna volontà o desiderio, uguali a tanti altri. Henry spaventato dalla visione onirica uccide suo figlio, scegliendo così di fuggire definitivamente dalle responsabilità e di abbandonarsi per sempre ai suoi sogni, dai quali non può fare a meno.
Eraserhead è un film difficile da comprendere nella sua articolata struttura e risulta aperto a molteplici interpretazioni. Cercare di spiegare i contenuti della pellicola, razionalizzando quello che si è visto durante la visione, rovinerebbe il fascino intrinseco dell’opera. Una fatica inutile che va in contrapposizione con il volere dell’artista e del suo desiderio di realizzare un incubo ad occhi aperti; dove chiunque potesse riversarci i propri. La storia infatti non ha una trama lineare ed è frammentata da sequenze oniriche di varia durata, dove spesso la distinzione tra le due diventa indistinguibile. Lo stesso Lynch ha definito Eraserhead come “un sogno di avvenimenti oscuri e pericolosi” ed è proprio così che il suo film va giudicato.