Gli horror fantascientifici prendono spunto dalla realtà del nostro mondo contemporaneo per immaginare terrificanti e incredibili mondi futuri. Alcune di queste pellicole ci mostrano la relazione psicolabile tra uomo e tecnologia; altre utilizzano invece lo scenario scientifico per analizzare gli aspetti più inquietanti della società umana. I filoni più producenti sono però quelli dove il protagonista è uno scienziato pazzo che in nome del progresso si rifiuta di ascoltare la propria ragione, seguite poi da quelle pellicole dove l’uomo scopre di non essere solo nell’universo.
Nel cinema horror gli scienziati non sono professionisti razionali. Bensì psicopatici che vogliono esplorare l’ignoto e i suoi misteri oscuri in nome del progresso scientifico, rifiutandosi di dare ascolto alla ragione e sfidando la sorte. Nella maggior parte di queste pellicole gli scienziati descritti non resistono alla tentazione di servirsi del potere che la conoscenza gli offre. Come in Island of Lost Souls (1932, diretto da Erle C. Kenton), dove il brillante dottor Moreau (interpretato da Charles Laughton) trova il modo di trasformare gli animali in uomini, ribaltando i principi dell’evoluzione. Le sue capacità creative faranno però emergere il suo sadismo e la sua megalomania, fino all’inevitabile climax dove le creature schiavizzate e tradite dal proprio padrone si vendicheranno.
Un anno dopo uscirà nelle sale The Invisible Man di James Whale (1933). Anche qui il protagonista è uno scienziato pazzo, il vulcanico Jack Griffin (Claude Rains); un tempo guidato da sani principi morali cadrà pian piano in una spirale di follia dopo essere divenuto invisibile al mondo e all’umanità. L’uomo, per quanto geniale, è assetato dal potere e incapace di gestire una conoscenza così grande senza perdere la ragione.
Abbiamo poi il poetico e disturbante Les yeux sans visage (1959, diretto da Georges Franju) che narra la storia del dottor Gènessier (Pierre Brasseur); un medico che prova costantemente a ricostruire il viso della figlia orribilmente sfigurato da un incidente, utilizzando la pelle di altre persone. La chirurgia però non riesce a dare risultati duraturi e alla fine, assieme all’incapacità di accettare il proprio fallimento, prevarrà in lui il desiderio di rapire e uccidere giovani donne.
Nel 1980 uscirà poi Altered States di Ken Russel, incentrato sulla regressione dell’essere umano allo stato primordiale al fine di rientrare in contatto con il proprio Io o con qualcuno di superiore. Lo scienziato Eddie Jessup (William Hurt) non è in grado di apprezzare la sua vita mondana e cerca disperatamente di scoprire le origini e il significato della vita. Nonostante i vari tentativi, dai funghi allucinogeni alle vasche di deprivazione sensoriale, potrà trovare una risposta soltanto tra le braccia della donna che lo ama. Purtroppo, a causa di controversie tra il regista Russel e lo sceneggiatore Paddy Chayefsky, il film fu dichiarato un fallimento ancor prima di raggiungere le sale cinematografiche.
Decisamente più acclamato fu The Fly (1986, David Cronenberg). Il regista ha dedicato gran parte della sua filmografia a ritrarre geniali scienziati che vanno incontro ad un tragico destino, descrivendo la società che quest’ultimi influenzano con le proprie idee. The Fly è l’unico remake che Cronenberg abbia realizzato fino ad oggi, ed è una delle sue opere più grandi. Un giovane scienziato, Seth Brundle (Jeff Goldblum), riesce a risolvere il mistero della materia, del tempo e dello spazio. Purtroppo incapace di controllare le proprie emozioni e ossessionato dal perfezionare la sua invenzione, compie l’esperimento su se stesso, trasformandosi in qualcosa di unico. Nel corso della pellicola il personaggio evolve costantemente, precipitando piano piano nella disperazione dovuta al cambiamento scientifico e razionale subito, desiderando infine l’umanità perduta.
Cronenberg è tra più noti e senza dubbio il miglior regista canadese. I film sfornati nella prima parte della sua carriera mostrano gli effetti che la tecnologia produce sia sul singolo che sulla società. In Shivers (1975) un parassita pensante infetta qualsiasi individuo ne venga a contatto, suscitando nel contagiato appetiti sessuali di ogni tipo. In Rabid (1976) un intervento di chirurgia plastica trasforma la protagonista in un vampiro dotato di un organo fallico posto sotto l’ascella che le consente di succhiare il sangue delle proprie vittime; le quali diverranno a loro volta voraci predatori. Mentre in Brood (1979) il regista descrive le terrificanti conseguenze prodotte dalla rabbia repressa nella nostra società. Con Videodrome esplora i terribili effetti prodotti dall’onnipresenza della televisione e in eXistenZ analizza le nuove tecnologie di gioco, dove la differenza tra la nostra realtà e quella virtuale diviene sottilissima.
Alieni giunti sulla terra e astronavi in cerca di altri mondi
Ovviamente non tutti gli horror fantascientifici hanno come tematica principale la follia scientifica. Quando URSS e Stati Uniti iniziarono la loro corsa allo spazio, alieni e astronavi prevenienti da altri mondi hanno catturato l’immaginazione di molteplici cineasti. Nel 1950, dopo il lancio dello Sputnik effettuato dai russi, Howard Hawks realizza The Thing from Another World (1951). Un gruppo di soldati e scienziati di stanza in Alaska trova un UFO sepolto nei ghiacci, liberando accidentalmente un organismo alieno. La creatura, si scopre, è una forma di vita vegetale evoluta, in grado di riprodursi attraverso spore. Un classico film di mostri, adattato a un pubblico spaventato dal nucleare e dalla guerra fredda. Una pellicola che però inaugura un vero e proprio genere come dimostrano i titoli usciti successivamente come It! The Terror from Beyond Space (1958), It Conquered the World (1956), The War of the Worlds (1953, rifatto poi nel 2005 da Spielberg), Invaders from Mars (1953, rifatto poi nel 1986) e il capolavoro di Don Siegel L’invasione degli ultracorpi (che ha avuto tre remake, Terrore dallo spazio profondo, Ultracorpi – L’invasione continua e Invasion).
Quest’ultimo è un grande classico che esprime un viscerale disaccordo verso il “pensiero di massa” che controllava le menti americane degli anni cinquanta; delle forme aliene vegetali si sostituiscono agli abitanti di una città durante il sonno trasformandoli in cloni privi di emozioni. Il tema dell’alienazione umana è efficace ma a rendere ancor più grande il film di Siegel è la consapevolezza che il nostro modo di vivere è destinato a finire; non a causa di una bomba nucleare, ma perchè schiavizzati da una civiltà tecnologicamente superiore.
L’ultimo film dell’epoca della guerra fredda, e probabilmente uno dei migliori dell’epoca, è The Village of the Damned (1960, rifatto poi dal grande Carpenter nel 95′). Un’astratta forza aliena si impossessa di una cittadina dell’Inghilterra, facendo sprofondare tutti nel sonno. Al risveglio molte donne si scoprono gravide. Dapprima accusate di tradimento vengono poi discolpate dalla nascita dei bambini, tutti incredibilmente somiglianti tra loro. I bambini sembrano possedere una mente collettiva, intenta a conquistare il mondo, che solo l’individuo è in grado di sconfiggere perchè, in quanto tale, i pensieri e le azioni del singolo sono imprevedibili.
L’istinto colonizzatore e le ambientazioni spaziali
Pellicole come Alien e i suoi predecessori Il mostro dell’astronave (1958 di Edward L. Cahn) e Terrore nello spazio (1965 di Mario Bava) mostrano futuristiche stazioni spaziali dove l’ostilità dello spazio costringe i protagonisti in ambienti chiusi, senza via di fuga. Il film di Ridley Scott è uno di quei rari casi di pellicola perfetta uscita nel momento giusto. Alien sintetizza incredibilmente tutti film che lo hanno preceduto, da Lo Squalo a Star Wars fino a Halloween. Il cast magistrale e il regista riuscirono a conferire una grande forza sia narrativa che visiva ad un film duro come tutto il genere horror, ma con la libertà di una pellicola fantascientifica creata con un grosso budget. L’alieno era un essere incredibile, un mostro in continua evoluzione le cui azioni inchiodavano milioni di spettatori davanti allo schermo.
Nel film i membri dell’astronave Nostromo ricevono una richiesta di soccorso da un pianeta disabitato. Durante la ricognizione, però, uno strano essere si attacca letteralmente al volto di uno dei membri dell’equipaggio. Dopo averlo riportato privo di sensi sull’astronave i rimanenti membri si accorgono che la creatura non può essere rimossa senza uccidere l’ospite. Tuttavia il parassita muore staccandosi dal volto dell’astronauta, che rinviene e pare in buono stato di salute. Poco dopo però l’alieno sviluppatosi nel suo corpo nasce, fuoriuscendo dal petto del suo ospite per una delle sequenze più iconiche della storia del cinema horror. L’alieno si nasconde poi sulla nave inseguito dai rimanenti astronauti che ne seguono le tracce e ne studiano le debolezze. La creatura continuerà però ad evolvere uccidendoli tutti, uno dopo l’altro.
Dopo il successo di Alien, fu realizzato un remake di The Thing from Another World, fortemente voluto dal regista John Carpenter. Grazie alla collaborazione con il maestro degli effetti speciali Rob Bottin, The Thing cercò di ottenere un risultato il più lontano possibile dal film di Scott; con le inquietanti mutazioni della “Cosa” e i continui scontri tra i protagonisti isolati tra i ghiacci dell’Antartide. Il pubblico però non ne riconobbe l’originalità preferendogli film come Poltergeist (1982) ed E.T l’extraterrestre; una sorta di Alien per le domeniche in famiglia, in cui la paura era sostituita dall’affetto. Tutto ciò fece si che del capolavoro di Carpenter restassero solo le briciole.
Molti altri horror fantascientifici meritano almeno una menzione, ad esempio: The Incredible Shrinking Man (1957), o il capolavoro Tetsuo: The Iron Man ed il suo seguito Tetsuo II: Body Hammer. Quest’ultimi sono scritti, prodotti, montati, diretti ed interpretati da Shinya Tsukamoto, sono film che denunciano con toni corrosivi la disumanizzazione della società giapponese degli anni Ottanta. Poi la serie di tre film dedicati al personaggio di Quatermass, prodotta dalla Hammer Film Productions; per ultima la serie dedicata a Godzilla, che unisce scienza e fantasy.
Alieni, raggi radioattivi e astronavi spaziali compaiono in tantissime altre pellicole che si servono della scienza; non solo per stupire lo spettatore, ma per vedere in essa uno specchio in grado di analizzare ed esplorare la profondità della nostra esistenza. Mostrandoci anche come la tecnologia abbia preso il sopravvento sulle nostre vite, disumanizzandoci, rendendo possibile l’impossibile e sviluppandosi molto più velocemente di noi, terrorizzandoci.