Arrivati alla quarta stagione, BoJack Horseman si candida ad essere una delle migliori serie animate di sempre. Già divenuto, a ragione veduta, un fenomeno di massa che ha conquistato pubblico adolescente ma soprattutto adulto, BoJack risulta però imparagonabile ai suoi simili perchè di simili ne ha ben pochi. Già in passato serie tv come Daria si erano approcciate all’animazione con la medesima impostazione stilistica, violando con leggerezza molti taboo, tuttavia BoJack evolve il concetto, aggiornandosi ai nostri tempi ed oltre ad essere un prodotto iperstimolante a livello contenutistico, mostra altre brillanti facce: a partire dalle tecniche di animazione, passando per la profonda caratterizzazione dei personaggi e venendo a geniali colpi di regia che indugiano sulle caratteristiche animalesche degli animali antropomorfizzati, i quali popolano al pari degli essere umani l’universo parodistico di Bojack. Galline che fanno l’uovo quando si spaventano, uccelli giornalisti che cinguettano (tweettano) sui social gossip sul protagonista e dromedari che riempiono la gobba bevendo una birra al bancone di un pub. Il protagonista è BoJack Horseman, un cavallo che negli anni ’90 era la star di una popolare quanto scadente sitcom americana dal nome Horsin’ Around, dove un premuroso cavallo di nome BoJack adottava tre orfanelli e si prendeva cura di loro nella tipica casetta della felicità . Tuttavia la personalità di BoJack si dimostra essere ben lontana da quella figura colma di amore paterno del personaggio che interpretava in tv e allo stato attuale dei fatti BoJack è una star decaduta, viziosa, irrascibile, egocentrica e menefreghista. Sua nemesi è il sempre felice e gentile Labrador Mr. Peanutbutter, protagonista di una sitcom praticamente uguale a quella del cavallo e marito di Diane, due cose che catalizzano l’odio di BoJack. La prima perchè nessuno sembra accorgersi della somiglianza tra le loro due sitcom, la seconda perchè Diane Nguyen, assunta per fare da ghost writer per la sua autobiografia, esercita da subito una forte attrazione nei confronti di BoJack.
Si fa presto, dopo pochi episodi, ad empatizzare con i personaggi della serie, non appena si comprende che sono tutti dei bellissimi esseri umani, con le proprie complessità , le contrastanti emozioni e, anche se circondati da numerose gag estreme ed irriverenti, suscitano un forte pathos nello spettatore definendo con chiarezza la drammaticità della serie. Hollywood è un posto marcio che trasforma gli individui e tutto ciò appare tremendamente attuale alla luce dei recenti scandali sulle molestie sessuali, ma anche ripensando alle varie morti per patologie psichiatriche o per l’abuso di droghe. Ad Hollywood a casa di BoJack c’è spazio anche per il Todd, un eterno ragazzo che vive sul divano venendo vessato ogni giorno dagli insulti e le critiche del suo ospite, mostrando però un irrimediabile tenacia nel voler essere per forza suo amico. Il Todd nell’abbigliamento ricorda di proposito Jesse Pinkman di Breaking Bad e non a caso il suo doppiatore è proprio Aaron Paul, produttore anche della serie. Un’altra delle storie che BoJack Horseman sviluppa in maniera coinvolgente è quella dell’agente ed ex fidanzata di BoJack, una gatta che sulla propria scrivania tiene un tiragraffi e ha un gomitolo di lana come screen saver del telefono. Princess Carolyn, tenace e professionale, è uno dei primi affetti che BoJack allontana progressivamente da se stesso riuscendo a trasformare ogni rapporto interpersonale in cenere, andando a generare automaticamente una notevole importanza anche nelle storie degli altri personaggi. Questo culmina in un deciso split narrativo che ha il suo apice nella quarta stagione, dove la regia si concentra sulle vite del Todd, di Princess Carolyn, di Mr. Peanutbutter e Diane, lasciando a lunghi tratti in disparte la presenza di BoJack. Quest’importante svolta nella scrittura e sceneggiatura ha portato a giudizi opposti, tra chi avrebbe preferito seguire maggiormente le vicende del più celebre cavallo della tv e chi invece, entrato in empatia totale anche con gli altri personaggi, ha gradito queste ampie digressioni. Innegabile è l’apprezzabile sforzo creativo adoprato per operare questa scelta, in grado di portare vivacità alla storia.
Se non l’avete ancora fatto dovete assolutamente guardare BoJack Horseman, per non perdere chicche come gli strazianti episodi Fuga da L.A. ed E’ troppo amico, il meraviglioso Pesce fuor d’acqua che regala 25 minuti di animazione muta di altissimo livello e il drammatico e perfetto Il tempo è una freccia. BoJack Horsman è indubbiamente uno dei migliori prodotti originali Netflix ed è quello che ha riscosso il maggior gradimento all’interno della redazione anche perchè è un delizioso prodotto per cinefili grazie anche alla propria autoreferenzialità e al citazionismo sfrenato.
(a cura di Lapo Maranghi)
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