Atipica e a tratti grottesca, questa nuova serie britannica è una vera e propria sorpresa. A metà strada tra Moonrise Kingdom e un’avventura di Bonny e Clyde, The end of f***ing world è una fuga d’amore insolita e scevra dalle solite banalità che caratterizzano il genere. Un prodotto fresco ed interessante, che riesce a coinvolgere lo spettatore sia per le vicende narrate e sia per la sua struttura, in bilico tra un prodotto seriale ed un film vero e proprio. Otto puntate, da appena venti minuti ciascuna, fanno di questo prodotto una pellicola frammentata, suddivisa in piccole parti e dilazionata per il mondo della televisione. Questa scelta stilistica però non danneggia la buona riuscita dell’opera e tantomeno i suoi intenti, rimanendo ugualmente compatta e solida.
Il comparto tecnico, curato in ogni dettaglio, aggiunge maggior valore alle interpretazioni dei due protagonisti e al taglio narrativo scelto per raccontare le vicende dei ragazzi. Nonostante sia un prodotto imperfetto ed indirizzato principalmente ad un pubblico giovanile, riesce ugualmente a conquistare anche gli spettatori più maturi e avvezzi al mondo del cinema. La sua natura citazionistica e il modo sapiente con cui gestisce i vari elementi al suo interno, la differenziano da tutte le altre serie uscite negli ultimi anni. Una menzione in particolare va alla fotografia, vera punta di diamante di questa serie e capace di regalare svariate inquadrature degne di nota. Pop e a tratti Pulp, riesce a soddisfare anche i palati più esigenti, riportando in auge uno stile di vita che in fondo tutti vorremmo.
La cosa che li lega però, è che tutti e otto sono nati nello stesso giorno dello stesso anno. Questi infatti, sono dei Sense8, degli homo sensorium, ossia persone che hanno una connessione telepatica profonda. Essi sono in grado di sentirsi anche se sono distanti, di vedersi, di toccarsi e di agire nel corpo dell’altro in caso di pericolo. Sono stati creati da una donna misteriosa, Angelica, che vedono sin dall’inizio tramite visioni. Un uomo, Jonas, cercherà di aiutarli e metterli in guardia sui pericoli del Sense8. Infatti, un uomo enigmatico di nome Whispers, darà loro la caccia con lo scopo di catturarli, sfruttare le loro abilità extrasensoriali e ucciderli.
Forse molti rimarranno perplessi dalla posizione in classifica di Black Mirror, ma questa è viziata in maniera importante dal fatto che Netflix si è limitato a produrre solo la terza stagione, partendo dunque da un prodotto già esistente. Oltre al fatto che il giudizio critico, pur buono, riguardo la terza stagione è più contenuti rispetto alle prime due, c’è dunque da considerare il fatto che i meriti da attribuire a Netflix per questo prodotto devono essere in parte ricalibrati.
La terza stagione di Black Mirror, seppur si riveli leggermente al di sotto del livello qualitativo delle precedenti puntate, rimane ugualmente un prodotto straordinario e di eccellente fattura. Cinico, angosciante e terribilmente credibile, lo show trasporta lo spettatore in una realtà non troppo lontana dalla nostra e capace di ferire e turbare nel profondo dell’animo. Sei episodi, uno diverso dall’altro, ma tutti in grado di lasciare qualcosa a cui pensare al buio della propria stanza. Una stagione diversa dalle precedenti e che prende in esame tematiche più commerciali e di uso comune, come ad esempio quelle dei social network e dei videogame. Il cambio di produzione risulta quindi evidente, ma non invasivo al punto di far storcere il naso allo spettatore. Parlando dei vari episodi di questa nuova stagione, è impossibile non menzione “Shut Up and Dance!” e  “San Junipero“, che hanno saputo portare sullo schermo, la vecchia e la nuova essenza della serie tv. La prima riporta in auge le vecchie atmosfere e il cinismo che caratterizzava i primi episodi dello show, la seconda invece stravolge i dettami che la stessa opera aveva creato, realizzando un episodio fuori dal coro, ma di pregevole fattura. Black Mirror, con questa nuova stagione, si riconferma una delle serie tv più belle in circolazione.