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Norman Bates (Psyco)

Norman Bates

Da un male comune e quotidiano a un vero caso clinico. E’ già stato detto così tanto su di lui che forse è rimasto davvero poco da speculare, e ogni presentazione suonerebbe banale e fuori luogo di fronte al vero archetipo del serial killer cinematografico: vittima di un’infanzia difficile, affetto da sdoppiamento della personalità, un personaggio che psicanaliticamente ha fatto scuola, non solo in ambito cinematografico – basti pensare al personaggio di Simone Simonini ne Il cimitero di Praga, che va incontro a un caso molto simile a quello del killer di Psyco. L’aspetto più inquietante della sua figura, che lo differenzia da ogni altro personaggio in questa lista, è l’assoluta inconsapevolezza del proprio male – qualcosa di diverso rispetto alla noncuranza della padrona di casa di Umberto D e alla stupidità di Grimsrud; è un male più grande di lui, che lo schiaccia, contro cui non si può opporre.

 

HAL 9000 (2001: Odissea nello spazio)

hal9000

In un certo senso, anche questo personaggio risulta “inconsapevole” del proprio male, per una semplice questione di algoritmo di partenza. Un’analisi di HAL, un’esplicazione della sua funzione, così come un’analisi di 2001: Odissea nello spazio in generale, è un’impresa ardua, una vera sfida, e forse anche svilente, perché per sua stessa natura è un film così totale e assoluto che si presta a letture di ogni genere, come ogni vero classico. Il massimo che si può fare in questi casi, qualora se ne voglia realmente parlare, è ovviamente una lettura fortemente personale di HAL che risulterà necessariamente una fra le tante, che non sarà mai e non dovrà mai essere la sola, ossia la personificazione dell’ottuso senso di fiducia nella ragione umana tipico dell’umanesimo e del positivismo: un uomo visto al centro del universo e destinato a dominarlo, a piegarlo al suo volere, incapace di sbagliare, capace di giungere a vette di progresso e conoscenza sempre più alte, destinato a vette sempre più alte. Una mera illusione, di fronte a cui non può non reagire con sdegno e con un rifiuto della realtà e delle evidenze pur di far quadrare i conti – è ciò che succede attualmente con la maggior parte dei modelli cosmologici dibattuti, per intenderci; un’illusione destinata a infrangersi contro Bowman, l’arciere, il ponte verso una nuova e rinnovata umanità, maggiormente consapevole di se stessa e del suo ruolo marginale all’interno del cosmo – un percorso popolato da mostri e da orrori, difficile da accettare, come dimostra l’allucinatorio viaggio finale di Bowman. Ma questa, che sia ben chiaro, non è che una goccia nel grande oceano che 2001, e di riflesso HAL 9000 stesso, rappresentano per tutti noi.

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I predoni (I sette samurai)

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L’unico “personaggio” di questa lista che è in realtà una collettività, e proprio questa natura multiforme, da orda, della minaccia che aleggia sul villaggio protetto dai sette rounin è fondamentale per conferirle una grande potenza evocativa – aspetto del tutto assente nel remake di John Sturges, poiché personificato in Calvera. Questa massa indistinta di briganti che scorrazzano per il Giappone sembra quasi una materializzazione delle forze distruttive del mondo, una spinta entropica al caos e all’annullamento, contro cui l’uomo, i sette samurai, cerca di opporsi strenuamente, con ogni mezzo. I samurai vincono alla fine, sì, ma temporaneamente, ben sapendo che alla fine la terra vincerà sempre. La terra reclamerà sempre il suo dazio, per quanto intensi siano gli sforzi dell’uomo di creare, di darle un’impronta personale.

Sovviene a tal proposito una citazione: “Alla fine, ogni cosa viene annullata dalla guerra, o si cancella nell’ineluttabile cenere universale”.

Ricordate chi la disse?