Nel giorno del suo compleanno vi regaliamo un breve viaggio nella filmografia di Peter Jackson, un regista che non ci ha stregato soltanto con il Il Signore degli anelli.
Il regista neozelandese nasce a Pukerua Bay il 31 ottobre 1961. Fin da bambino coltiva la passione per il Cinema girando dei corti con la sua cinepresa 8mm.
Tutti conosciamo il Jackson del “Signore degli anelli”, pochi quello di Bad Taste (1987), la sua opera prima. Il b-movie del regista è una parodia splatter di fantascienza nato inizialmente come cortometraggio di dieci minuti. Un corto girato a nord di Wellington con “mezzi di fortuna” e nel tempo libero. Grazie alla New Zeland Film Commission, che investì 235.000 nel progetto, Fuori di testa divenne un film a tutti gli effetti, annoverato attualmente come cult-movie del genere. Un film rappresentativo del genere splatter in cui Peter Jackson interpreta persino due ruoli; il folle Derek e l’alieno Robert.
Nel 1989 ci relaga il suo secondo lungometraggio Splatters: gli schizzacervelli, stessa impronta splatter ma con elementi decisamente più horror.
Il film è famoso per aver utilizzato più di 300 litri di sangue finto e rappresenta il capitolo conclusivo del primo approccio al cinema di Jackson. L’ironia mordace che caratterizza i primi prodotti del regista rimane un gran successo; riesce ad introdurre un materiale più che mai esagerato (tra putrefazione, molestie e macellazione) in una burlesca parabola, senza mai perdere la sua credibilità artistica. Due scene del film in particolare sono rimaste incise indelebilmente nell’immaginario splatter; un neonato zombie e una carneficina perpetrata con un tosaerba sono, infatti, difficili da dimenticare.
Nello stesso segno troviamo Meet the feebles (1992), il tragicomico film che ricalca una certa ironia tagliente richiamando i pupazzi del Muppets Show, trasmissione televisiva ideata da Jim Henson. Il film è infatti una versione grottesca dello show, dove i pupazzi si dilettano in spaccio di droga, omicidi e pratiche sessuali. Nello stesso filone possiamo inserire Sospesi nel tempo del 1996 che riscosse un buon successo grazie anche alla presenza nel cast di Michael J. Fox.
In questo arco di tempo, precisamente nel 1994, Jackson sembra staccarsi da quell’impronta comico-snuff e gira Creature del cielo, film drammatico (e debutto cinematografico della famosissima Kate Winslet) che ricalca le vicende adolescenziali di Anne Perry (pseudonimo di Juliet Hulme). Una scrittrice di gialli che anni prima fu condannata insieme ad una sua amica, Pauline Parker, per l’omicidio della madre di quest’ultima, contraria al loro rapporto, considerato un po’ troppo “intimo”. Il titolo del film si rifà ad una poesia recitata in tribunale, durante il processo alle due ragazze:
“E’ un vero miracolo la sola percezione che le due creature del cielo non siano un’astrazione”
Ormai esperto del cinema trattato, ritorna sul campo con un argomento differente dai precedenti; un mockumentary che si rifà come stile al più noto Zelig di Woody Allen. Forgotten Silver racconta la storia di Colin McKenzie, lo pseudo-regista neozelandese che inventò il sonoro e il colore, dimenticato dal resto del mondo. Esilarante e un po’ inquietante il risultato del burloso prodotto di Jackson, poichè percepito da una buona fetta di pubblico come reale.
Dopo questo breve excursus dei primi passi di Peter Jackson nel Cinema passiamo al livello successivo ovvero il risultato di sette anni di preparazione e diciotto mesi di riprese; il colossal “The Lord of The Rings” tratto dall’omonimo romanzo di J. R. R. Tolkien.
Nel 2001 esce il primo capitolo, il più fantasy dei 3, “La compagnia dell’anello“, e nei due anni successivi lo raggiungono Le due torri e Il ritorno del Re. Quest’ultimo vanta la bellezza di 11 premi Oscar, impresa che riuscì precedentemente solo a Ben Hur e Titanic. Una trilogia sensazionale con un capitolo conclusivo che permise al regista di vincere, degli 11, ben 3 Oscar; come miglior regia, miglior film e sceneggiatura non originale.
Il resto è Storia.
Nel 2005 Peter Jackson porta sul grande schermo il suo sogno nel cassetto: il remake personale di King Kong; a seguire un’altra pellicola da regista con Amabili resti (2009) e due da produttore con District 9 (2009) e Le avventure di Tintin (2011). Per quest’ultimo Steven Spielberg propose inizialmente di creare un live action in CGI. Jackson, essendo un grande fan di Tintin, convinse il regista che il mondo di Tintin avrebbe dato il meglio di sè rimanendo alla motion capture; un’intuizione azzeccatissima. Jackson supervisionò inoltre tutte le riprese tramite un programma di videoconferenze; Simon Pegg affermò che la voce di Peter usciva dall’altoparlante come se fosse quella di Dio.
Nel 2012, finalmente, conclude il suo viaggio tolkieniano con la trilogia-prequel del Signore Degli Anelli, Lo Hobbit (in ordine: Un viaggio inaspettato, La desolazione di Smaug e La battaglia delle cinque armate). Trasposizione cinematografica del romanzo sempre firmato Tolkien, con qualche cambiamento che, ad essere sinceri, ha fatto storcere il naso a più di un fan. Sicuramente di ottima fattura, ma non paragonabile alla sua fantastica trilogia originale.
“Girare un film per me vuol dire continuare ad avere un ideale cinematografico e non raggiungerlo mai.”