La Forma della Voce è un film di animazione giapponese del 2016 diretto da Naoko Yamada, e tratto dal manga “A Silent Voice” di Yoshitoki Ōima.
In Italia, la visione di questa piccola perla proveniente dal Sol Levante è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra Nexo Digital e Dynit, che dopo Your Name. e Oltre le Nuvole, il luogo promessoci ha continuato questo “ciclo anime” dando agli appassionati l’opportunità di vedere grandi produzioni nipponiche sul grande schermo. La pellicola è rimasta nelle sale soltanto il 24 e 25 ottobre 2017.
Shoya Ishida è un bambino che vive a Ogaki, nella prefettura di Gifu. La sua famiglia vive in condizioni di ristrettezza economica e, dato che lo stipendio da parrucchiera di sua mamma non è sufficiente per mantenere il figlio e la nipotina Maria, è costretto a lavorare part-time in un supermercato per mettere da parte qualche soldo in più.
La storia inizia narrando la vita di Ishida ai tempi delle scuole medie; è un bambino scapestrato che, vista l’assenza di una figura paterna e la poca attenzione prestatagli dalla madre, è diventato il classico bulletto della scuola. Per farsi accettare dal gruppo è solito fare scherzi stupidi e cattivi ai suoi amici e agli altri bambini della scuola.
Un giorno nella sua classe arriva una nuova compagna, Shoko Nishimiya; una bambina sordomuta che comunica solamente scrivendo su di un quaderno. Il suo arrivo, cambierà per sempre le vite delle persone che la conosceranno.
Nishimiya è estremamente timida, insicura, e odia sé stessa perché ritiene che la sua presenza provochi infelicità nelle persone che la circondano. Inizialmente sembra venire accettata dai suoi nuovi compagni, ma giorno dopo giorno comincia ad essere vittima di veri e propri atti di bullismo. Soprattutto da parte di Ishida, che le rompe ripetutamente i costosi apparecchi acustici che indossa, nell’indifferenza generale della classe.
Dopo 5 mesi, sua madre, scoprendo i continui maltrattamenti cui la figlia è stata sottoposta, decide di farle cambiare scuola. Ishida viene additato dai compagni come l’unico responsabile di questo prematuro addio.
Da quel momento la vita di Ishida cambia radicalmente. Inizia ad isolarsi dal mondo e si detesta a tal punto da non avere il coraggio di guardare in faccia le altre persone, per le quali, oltretutto, non prova alcun interesse.
Ciò che ha commesso non gli viene facilmente perdonato; gli amici storici lo abbandonano, lasciandolo completamente solo, e questa cattiva reputazione lo accompagnerà fino alle superiori spingendolo addirittura a tentare il suicidio. Profondamente pentito per quanto fatto a Nishimiya, decide finalmente di andarla a trovare nella sua scuola superiore per chiederle perdono; con la volontà di iniziare il suo percorso di redenzione per gli errori commessi in passato.
Per far sì che ciò accada, dovrà superare i pregiudizi degli scettici e la costante pressione di Yuzuru Nishimiya, la sorella di Shoko, che con il suo fare da “maschiaccio” e la reflex sempre al collo, farà tutto il possibile affinché i fantasmi del passato non tornino a far calare le tenebre sulla sua amata sorellina. Tuttavia, le persone sono veramente in grado di evolversi e cambiare, o nel profondo del loro animo, rimangono sempre le stesse?
La Forma della Voce, come spesso accade per i film anime, è un prodotto di animazione solo nell’aspetto, ma non per i contenuti.
È una pellicola potentissima, che tratta tematiche pesanti – e purtroppo sempre attuali – come il bullismo, l’inserimento nella società per le persone diversamente abili, trovare uno scopo nella vita, il suicidio e la volontà di cambiare, o almeno di provarci.
Il regista Naoko Yamada le affronta con grande sensibilità e delicatezza, facendo immergere lo spettatore nel vortice di solitudine e paura in cui si ritrova chi è vittima di bullismo; deliziandolo con scelte registiche e visive molto originali (basti pensare alle “X” presenti sui volti delle persone che Ishida non considera interessanti). La Forma della Voce sottolinea che le conseguenze del bullismo non esistono solo per la vittima, ma anche per il carnefice; dettaglio che in pochi considerano, ma che dovrebbe invitare tutti a riflettere.